Miglior formula per descrivere Matteo Salvini non si poteva trovare. Oggi il Foglio, in un articolo a lui dedicato testualmente scrive: “ Leader si nasce, e Matteo Salvini tristemente non lo nacque”. Ecco descritta in poche parole l’essenza del segretario leghista che ambiva a fare il premier con pieni poteri.
Siamo abituati alle sue giravolte, ai salti tripli con avvitamento a caccia di ogni singolo like, a caccia di ogni singolo voto, vero o presunto che sia, pronto a strumentalizzare tutto purché porti consenso. Guerrafondaio o pacifista a seconda della convenienza, il nostro Mister Bandierina in questi mesi sta dando il meglio di sé. Ci sarebbe da ridere se la questione non fosse tragicamente seria. Voleva essere leader e si è scoperto follower!
L’ultimo capitolo di questa avvincente saga, è quello sui referendum. Un anno fa, quando ancora lo scandalo Palamara faceva presa sull’opinione pubblica schifata dal sistema con cui veniva gestita la giustizia in Italia, il nostro squalo padano, fiutando il sangue, si gettò sui referendum, letteralmente scippandoli ai radicali e improvvisandosi garantista; lui che parlava di difesa sempre legittima e diritto al possesso e all’utilizzo indiscriminato di armi, di castrazione dei pedofili e via andare, con buona pace di Rosseau, Voltaire, Kelsen, Beccaria. Il Kapitano aveva trovato un nuovo bersaglio su cui concentrare i suoi strali velenosi: i magistrati, rei di rovinare la giustizia italiana occupandola abusivamente. Da quel momento, era partita la campagna per una giustizia giusta, ogni giorno il nostro aggiornava il dato delle firme raccolte – come se le avesse raccolte lui e non i radicali -, e si sperticava in accuse al sistema corrotto che Palamara aveva denunciato. I referendum erano descritti come la manna dal cielo. Il ricorso alla forca giacobina come palingenesi morale di un paese in mano alle lobby togate. Forse anche troppo, ma si sa, a Salvini piace esagerare.
Quando poi la Corte Costituzionale ha bocciato i referendum trainanti su cannabis e eutanasia e il quorum è diventato un miraggio, il tribuno padano improvvisamente si è zittito. Così, dall’oggi al domani. Senza preavviso! Nessuna pronuncia a favore dei referendum. La giustizia giusta se non tira non serve. E se non serve, perché cambiarla? Lui che ha il naso fino, fiutato il vento ha cambiato direzione, così, con nonchalance, come se fosse normale.
D’altra parte, con ingenuità quasi comica, confessava candidamente che dal 24 Febbraio i TG sono straripanti di notizie sulla guerra e sulla crisi economica ad essa connessa, perciò perché parlare di giustizia? Meglio parlare di “casa, risparmi e magari flat tax”. Il bello è che poi, mica ha parlato di casa, risparmi e flat tax. Assolutamente no. Da statista quale è si è concentrato sulle cose fondamentali per il futuro del paese: i cinghiali a Roma, i cuccioli di cane e di gatto che non vanno abbandonati e, ovviamente, il novello e riscoperto pacifismo alla Bergoglio, di cui diceva peste e corna fino a poco tempo prima. Temi concreti zero. Soluzioni, nessuna. Referendum non pervenuti. Giustizia, missing in action.
Anche qui si rinnova l’essenza del Kapitano. Il problema interessa solo fin quando rende, e chissenefrega della sostanza. L’importante è l’uso che si può fare di un tema, non il tema in sé. Insomma, con la guerra, la giustizia non è più una priorità. Alla fine, ci sarà pure qualche Cartabia che se ne occuperà, no?
Il Salvini di lotta e di indifferenza tace in sdegnoso silenzio fino a quando, recentemente in un raduno a Modena, torna a cripticamete favellare per lamentarsi dell’oscura “lobby del silenzio” di cui fa parte ma evidentemente senza accorgersene. Un genio, verrebbe da dire! La lobby del silenzio contro la giustizia garantista. Mica come lui che la difende con ardore. Tanto ardore, infatti, che se la prende con l’assoluzione di Alejandro Meran, che in preda a un vizio totale di mente ha ucciso due poliziotti a Trieste. Salvini il garantista tuona e con fare scandalizzato denuncia l’intollerabile vergogna, riservandosi addirittura un’interrogazione parlamentare sul punto.
Peccato che per legge non è condannabile uno che è affetto da vizio totale di mente (il garantismo, questo sconosciuto!), e peccato anche che è stata disposta la misura di sicurezza, essendo accertata la pericolosità sociale del Meran che quindi sconterà 30 anni in una struttura psichiatrica. Ma per Salvini o galera o niente! Questo è il garantismo padano. Però, poche ore dopo, siccome far pace con se stessi, deve essere impresa titanica, il nostro novello Savonarola, torna a lamentarsi del silenzio sui referendum per una giustizia giusta e a denunciare che il sistema ha paura del voto popolare e vuole oscurare tutto quanto in una coltre di nulla. Ecco, nulla! Proprio quel che ha fatto Matteo Salvini per i referendum .
E quindi…. W la lobby del silenzio, Matte’, così silenziosa che ti ha arruolato a tua insaputa!