Sono passati due anni dal primo caso di Covid a Codogno. La sera del 20 febbraio del 2020 nel piccolo comune in provincia di Lodi, dove è stata istituita la prima zona rossa in Italia, l’anestesista Annalisa Malara ebbe un’intuizione che si rivelò giusta: fece un tampone a Mattia Maestri, giovane sportivo devastato dalla polmonite. Fu l’inizio per il nostro Paese di un incubo ad occhi aperti. A 24 mesi di distanza, quel 20 febbraio è celebrato come la Giornata del personale sanitario. Un grazie che dovremmo ripetere a medici e infermieri tutti i giorni. Sono stati coraggiosi, angeli della speranza, non solo durante i primi mesi dell’emergenza Covid, quando nulla si sapeva della malattia, ma continuano ad esserlo silenziosamente nel quotidiano. E non senza difficoltà. Per questa ragione vanno elogiati. Lodati per il senso del dovere e la dedizione al lavoro.
Senza retorica, ma con sincera gratitudine anche Papa Francesco e il Capo dello Stato Sergio Mattarella si sono sentiti di ringraziare medici, infermieri, tutti gli operatori sanitari. Li hanno definiti eroi dei nostri giorni. «Dobbiamo ricordare tutti quelli che stanno vicino agli ammalati e li curano, li fanno sentire meglio, li aiutano: nessuno si salva da solo. Nella malattia abbiamo bisogno di chi ci salva e ci aiuta: mi diceva un medico che una persona che stava morendo di Covid gli ha chiesto di prendergli la mano», ha detto il Pontefice alla fine dell’Angelus. Papa Francesco ha parlato dell’«eroico personale sanitario (…) che rimane eroico tutti i giorni: ai nostri medici, infermieri, volontari un applauso e un grazie grande». Una riflessione toccante anche quella di Mattarella: «Da quando il nostro Paese è stato duramente colpito dall’insorgere, repentino e inatteso, di una emergenza sanitaria di così vasta portata gli operatori di tali categorie si sono trovati all’improvviso in prima linea a fronteggiare un nemico per molti versi sconosciuto. È grazie alla loro preparazione professionale e al loro spirito di sacrificio che è stato possibile arginare il rischio di perdite ancor più ingenti di quelle, già dolorosissime, che abbiamo dovuto patire».
Sono 370 i medici e gli odontoiatri morti durante la pandemia. Di questi, 216 erano medici di famiglia, del 118, guardie mediche, specialisti ambulatoriali, liberi professionisti; 30 gli Odontoiatri a cui si aggiungono 90 infermieri. Dobbiamo avere memoria del sacrificio di ognuno di loro, ricordare. Non tutti i supereroi hanno il mantello, alcuni portano il camice. La pandemia ce l’ha insegnato. La più terribile delle esperienze ci ha dato questa profonda lezione.