Sta facendo il giro l’indiscrezione gustosa che arriva da «Il Foglio» circa le dimissioni di Ignazio Visco, che potrebbe lasciare Palazzo Koch ad ottobre. Vale a dire un anno prima della scadenza naturale del mandato come governatore di Bankitalia. “Potrebbe farlo spinto da un senso di responsabilità derivato dalla delicata fase storica in cui si trova oggi il nostro paese”, scrive il direttore Claudio Cerasa, che aggiunge che è “una notizia che va collocata all’interno di uno specifico schema di gioco condiviso dalle più importanti istituzioni del paese”. Di che si tratta? Presto detto: “Lo schema prevede la necessità di utilizzare i prossimi mesi, i mesi che ci separano dalla fine della legislatura, per irrobustire la spina dorsale del paese, per mettere l’Italia in sicurezza, per offrire al Piano nazionale di ripresa e resilienza delle gambe forti su cui poggiare nel futuro e per far sì che il tandem che guida oggi l’Italia con successo (Sergio Mattarella e Mario Draghi) possa contribuire a introdurre nel tessuto del paese il maggior numero possibile di bulloni utili a tenere saldi gli argini dell’anti populismo”, spiega il giornalista.
Soltanto due giorni fa il premier Mario Draghi ha detto infatti che l’Italia del futuro deve essere consapevole che i fantasmi del passato possono tornare: “La crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo”, ha detto al vertice del G7. E per Cerasa un tassello potrebbe essere proprio il governatore Ignazio Visco. Non si può escludere che Draghi possa puntare su un profilo che assomigli a quello di Fabio Panetta del board della Bce, che terrebbe dunque fuori dai giochi lo spettro populista. Il mosaico della stabilizzazione dell’Italia passa però anche anche dalla riconferma dei vertici dell’intelligence, chiarisce Cerasa. Ci sono altri fattori che permettono di comprendere cosa sia l’operazione continuità fortemente voluta Draghi e Mattarella. “Continuità, innanzitutto, intesa come azione di governo. E il risultato delle amministrative sembra essere un incoraggiamento rispetto all’idea che questa legislatura possa essere sciolta non prima dell’ultimo giorno utile”, ha affermato Cerasa.
Si potrà scegliere, oltre al nuovo capo di Invitalia che verrà comunicato nelle prossime ore dal governo anche il nuovo capo dell’Agenzia delle entrate. Ma anche altre nomine importanti come quelle che dovranno essere depositate entro marzo. “Nomine di società partecipate dal Mef come quelle di Eni, di Enel, di Poste, di Terna, di Leonardo, tra le cui file il governo potrebbe fare uno strappo alla regola datasi in questi mesi di non confermare nessuno degli ad uscenti e riconfermare alcuni (non tutti) degli attuali amministratori delegati”, rimarca Cerasa. Replicando ad una domanda, sull’articolo uscito su «Il Foglio» e sulle dimissioni di Visco, durante la conferenza stampa, svoltasi al termine del G7, Draghi ha detto: “Non ne so assolutamente nulla. Sarà il governatore che deciderà quando vuole. È sempre stato così, non si vede perché debba cambiare”. “Quanto alle nomine, l’unica che mi viene in mente nei prossimi giorni è quella dei vertici di Invitalia…”, ha aggiunto il presidente del consiglio. Come al solito non si è sbilanciato…