E’ lanciato verso un ruolo di primo piano nel possibile futuro governo di Giorgia Meloni, se il centrodestra vincerà le elezioni. Ma a Guido Crosetto, ex deputato di Fratelli d’Italia e fedelissimo della leader di FdI, in questo momento interessa non avvelenare il clima della campagna elettorale estiva. Perché l’autunno sarà duro.
“A settembre sul nostro Paese si abbatterà uno tsunami, con una prevedibile minore ricchezza reale del 10% – afferma in un’intervista al Corriere della Sera -. Vivremo momenti di difficoltà spaventosa, visto quanto cresce la rabbia. Serve responsabilità da tutta la politica per evitare demonizzazioni reciproche che non farebbero male a Meloni se vincerà, ma solo al Paese. C’è bisogno di un patto. Senza il quale, a perdere saremmo tutti”.
A perdere, secondo Crosetto, sarebbe soprattutto l’Italia. “Il compito principale di un partito conservatore in Italia oggi è far sì che non si perda il tessuto economico del Paese, la sua capacità manufatturiera e produttiva. Va reso questo Paese fertile per gli investimenti italiani e stranieri – afferma -. E tutti sappiamo benissimo che servirà lo scudo della Bce per difendere i nostri titoli pubblici, come che si investirà il 2% annuale del Pil come previsto dal Pnrr. Sostenere che col centrodestra ci saranno chissà quali manovre di spesa o colpi all’impianto europeo getta discredito e fa danni solo all’Italia. Già a settembre noi ci troveremo con le agenzie di rating che gireranno il loro outlook verso l’Italia in negativo, indipendentemente da chi vincerà. E poi vedo possibili decisioni di Bankitalia preoccupanti, come la classificazione in debito pubblico di ciò che prima non lo era: aumentando il debito di decine di miliardi e togliendo ad un governo strumenti per intervenire in crisi industriali o bancarie”.
Da qui, quindi, la richiesta di un patto con gli avversari. “Per far reggere un sistema economico sociale che andrà in crisi, pensando tutti al bene comune – spiega -. Non facciamo una campagna elettorale a slogan di ‘l’Italia fallirà con…’, perché non si prende un voto in più ma si fa danno al Paese. Chiunque vinca, le imprese sarebbero comunque in difficoltà, la crisi comunque colpirà, l’ondata migratoria comunque sarà un problema enorme da gestire. E nessuno avrà la bacchetta magica. Le cose andranno affrontate con senso di responsabilità, ma sarà possibile solo se il Paese davanti all’emergenza sarà compatto. Come la Meloni ha fatto sull’Ucraina: ecco, quella deve essere la cifra”.
“Nessuno ha mai pensato di cambiare le regole senza dialogo e senza confronto democratico – conclude -. Solo gli stupidi lo farebbero. L’impegno deve essere quello di trovare campi di dialogo su temi fondamentali. Per il bene del Paese, non della Meloni”.