di Nicola Bono
L’esito della crisi ha provocato reazioni di varia natura e commenti con giudizi contrapposti, a riprova di una variegata composizione di opinioni sul governo e sul presidente Conte all’interno della Buona Destra. Ma qualunque sia stata l’opinione precedente di ciascuno, oggi già siamo su un livello diverso e dobbiamo cominciare a ragionare sul come muoverci, partendo dalla valutazione di ciò che ha realmente determinato la caduta del Conte due e la nomina di Mario Draghi alla formazione di un governo di “Alto Profilo”, né politico, né tecnico, ma forse una miscela di ambedue gli elementi.
In tal senso appare evidente che l’apertura della crisi sin dall’inizio lasciava presupporre l’estrema difficoltà della nascita di un Conte ter, principalmente per il rischio enorme di non riuscire a realizzare il progetto di utilizzo corretto dei fondi Europei e il conseguente contesto di riforme, della P.A., della Giustizia, del Fisco ecc. ritenute dall’UE prioritarie per la migliore riuscita della strategia di ripresa dell’economia e del lavoro. Non solo i ritardi nella predisposizione delle misure del PNRR erano ormai diventati insopportabili e rischiavano di provocare interventi seri della Commissione UE, ma la preoccupazione di inadeguatezza era purtroppo insita nelle dinamiche dei mesi precedenti e della discutibile gestione dei vari decreti ristori e della finanziaria 2021, che avevano registrato la distribuzione di mance, prebende e bonus, senza alcuna strategia né visione unitaria e razionale delle problematiche da risolvere.
Il motivo del crollo dell’ipotesi di un nuovo governo a guida Conte, al di là dei limiti oggettivi del premier e anche dei suoi possibili meriti, è stato proprio il contesto partitocratico che lo circondava. La caduta di Conte è la caduta del residuo di credibilità della politica e dei partiti, tutti, senza esclusione alcuna, impresentabili e del tutto insensibili alle esigenze della tutela del bene comune, ma solo affamati di acquisire il più possibile strumenti per alimentare un inutile e pernicioso consenso, unicamente finalizzato a perpetuare all’infinito la loro nullità e insignificanza.
Per questo si è palesato l’imprescindibile bisogno di un governo a guida Draghi e con ministri competenti e di “Alto Profilo”, tecnici e perché no, anche politici, purché non interessati ad alimentare politiche per il consenso, ma per ideare ed eseguire le giuste decisioni che l’attuale classe politica non sarebbe mai stata in grado di adottare.
Detto ciò la Buona Destra cosa può fare? Prendere atto con soddisfazione del nuovo corso, che rispecchia l’attuazione di gran parte delle nostre idee su ciò che si debba intendere per “Buona Politica”, ed auspicare che o per paura del voto, o per un residuo senso di responsabilità, l’appoggio parlamentare al governo di “Alto Profilo di Draghi” sia il più vasto possibile. Non mi preoccuperei, come fa qualcuno, di chi entra nella maggioranza e di chi resta fuori, perché lo scopo per cui nasce il nuovo esecutivo, non deve prescindere dal dovere costituzionale di controllo del Parlamento e quindi occorre una maggioranza ampia per garantirne il successo. Non mi preoccuperei dei possibili benefici di consenso ai partiti che lo appoggeranno, perché dovranno accettare linee di indirizzo che contraddiranno del tutto la loro identità e metodologia. Sarà in altri termini la sconfessione della politica urlata e fondata sugli slogan e sulle promesse non mantenibili, per sostenere al contrario le linee di indirizzo per le quali è nata la Buona Destra, così come sancito dal Manifesto.
Piuttosto dovremmo stare attenti a non appiattirci sull’appoggio acritico di Draghi, come in alcuni momenti è capitato di fare con Conte, anche perché Draghi non sarà mai il leader di un partito, ed è destinato, se non fallirà l’opera di salvare il Paese, a concludere la sua carriera da Presidente della Repubblica, e quindi dovremo esercitare il nostro diritto-dovere di controllo come partito e come cittadini attenti alle sorti del Paese, non avendo alcuna remora a criticare, anche duramente, il Governo tutte lo volte che dovessimo ritenere sbagliate o non coerenti con la tutela del bene comune alcune delle sue decisioni. Dobbiamo convincerci che questo governo, che commissaria i partiti della cattiva politica, ed esalta la Buona, costituisce per un partito ancora in fase di costituzione come la Buona Destra, una grandissima opportunità. Ci mette nelle condizioni di vedere attuare alcuni dei nostri principali temi identitari, di affinare il nostro messaggio politico, incentrare l’attenzione sui punti che ci caratterizzano e ci rendono unici nel contesto partitico nazionale e che ci consentiranno di mettere sotto accusa i limiti insuperabili dei demagoghi sovranisti e populisti di Destra e di Sinistra e dei soliti opportunisti di centro, senza idee e senza proposte.
Dobbiamo puntare sulla nostra diversità, sulla volontà di tradurre i nostri principi in politiche al servizio del bene comune e non in slogan vuoti di significato, esattamente come ci auguriamo farà Draghi. E dobbiamo stare attenti al contesto, a partire dalle regole che verranno adottate, a cominciare dalla legge elettorale, che non può prescindere dalla reintroduzione delle preferenze, per togliere definitivamente il diritto di scelta ai vertici dei partiti, restituendolo agli elettori. Anche per ragioni di selezione nel merito della classe politica. Con questi intenti e richiamandoci ai principi e ai valori del Manifesto della Buona Destra, con la chiara consapevolezza delle nuove regole, potremo valutare con serietà anche ipotesi di alleanze che siano compatibili e soprattutto coerenti con i nostri valori, che non potremmo mai svendere per una manciata di seggi, pena la nostra inevitabile omologazione al resto della partitocrazia fallimentare. La Buona Destra non deve mai diventare un comitato elettorale, come gli altri partiti e anche le eventuali alleanze devono rispondere a questa esigenza di essere e di apparire.
Quindi avanti con pensieri positivi per il futuro del Paese, che possa godere in pieno del beneficio dell’imponente massa finanziaria resa disponibile dall’UE, e puntiamo sulla valenza delle nostre inedite proposte, che faranno la differenza nella valutazione dell’opinione pubblica sull’offerta politica tra noi e gli altri, soprattutto se avremo la capacità di comunicarle e accompagnarle da comportamenti e dichiarazioni coerenti. Insieme uniti per l’Italia e per la Buona Destra.