Liz Truss si è dimessa. La premier britannica, in carica da soli 45 giorni, ha lasciato la guida del Partito conservatore e ha annunciato che resterà primo ministro solo fino alla nomina del suo successore a Downing street.
La notizia era nell’aria, dopo il fallimento totale della manovra fiscale iperliberista varata e poi ritirata, a seguito del disastro provocato sui mercati e nella tenuta dell’economia britannica.
“Da qui alla prossima settimana si voterà per trovare il mio successore” ha annunciato la ormai ex leader conservatrice, che voleva imitare la Tatcher ma che ha provocato uno dei momenti più bui nella storia della sterlina. “Il mio governo ha ottenuto risultati sulle bollette energetiche e ha delineato una visione per un’economia a bassa tassazione e alta crescita che sfrutterebbe le libertà della Brexit – ha detto Truss -. Ma riconosco che, data la situazione, non posso portare a termine il mandato per il quale sono stata eletta dal partito conservatore, essendo diventata premier in un momento di grande instabilità economica e internazionale”.
La debacle definitiva della maggioranza di Truss è andata in scena ieri sera Parlamento: il governo ha spiegato di considerare come un voto di fiducia a tutti gli effetti quello sul fracking, le trivellazioni di profondità, e che il partito conservatore avrebbe espulso chiunque avesse votato contro. Ma probabilmente non si aspettavano la ribellione di un corposo e nutrito numero di parlamentari non intenzionati a seguire la linea di Truss: i capigruppo delle due camere si sono dimessi, il governo ha dovuto fare ancora dietrofront e la premier ha preso atto di non avere più una maggioranza. Da qui la decisione di dimettersi.
Quello di Truss, che paga l’estremismo liberista della visione conservatrice dell’economia, è il mandato da primo ministro più breve nella storia del Regno Unito. Il secondo, ricordano i media britannici, fu quello di George Canning, rimasto in carica per 119 giorni prima di morire nel 1827. Dopo le dimissioni di Truss, il leader laburista Keir Starmer ha chiesto un immediato ritorno alle urne.