“Possiamo scegliere. Scegliere se rimanere imprigionati in un eterno ritorno del ‘voto contro’, credendo in rivoluzioni che non arriveranno e in promesse che sin da subito sappiamo essere false. Possiamo continuare a fare come sempre abbiamo fatto negli ultimi trent’anni. Oppure, per la prima volta, possiamo scegliere una strada diversa: quella della verità e della serietà”.
Nell’ultimo giorno prima del silenzio elettorale, a poche ore dal voto, Carlo Calenda sui suoi social fa appello agli italiani, ponendoli di fronte ad una scelta tra passato e futuro. Tra sovranismo populista e democrazia liberale. “La realtà dei fatti è che viviamo in un Paese fragile e disunito. Abbiamo usato male i nostri soldi. Oggi siamo meno istruiti, meno benestanti e meno protetti degli altri grandi Paesi europei. Trent’anni di bi-populismo hanno allentato il nostro senso di comunità e di patriottismo repubblicano – continua -. Non c’è una scorciatoia per rimediare a tutto ciò. E non c’è nessun altro con cui prendersela: abbiamo scelto noi chi ci ha governato. Lo abbiamo fatto male, riducendo la politica a un gioco dove vince chi va di moda, chi urla di più, chi interpreta la rabbia. Il M5S l’altro ieri; Salvini ieri, la Meloni oggi: tutti sono figli dello stesso copione e usano esattamente le stesse parole. ‘L’Europa deve capire che la pacchia è finita’: lo ha detto prima Di Maio, poi Salvini, oggi Meloni”.
Calenda spiega come sia necessario affrontare con serietà i nodi che ormai sono venuti al pettine. “Non esistono scorciatoie – ripete -: non c’è sicurezza energetica senza rigassificatori; non può esserci una gestione corretta dei rifiuti senza termovalorizzatori; non esiste la possibilità di avere un reddito senza un lavoro e un lavoro senza istruzione; non si può al contempo andare in pensione presto, avere un sistema sanitario nazionale funzionante, una scuola adeguatamente finanziata e beneficiare di una caterva di bonus mal concepiti e peggio eseguiti; non si risolvono i problemi dei giovani regalando diecimila euro ai diciottenni; non si cancellano le difficoltà del Sud assumendo novecentomila persone nella pubblica amministrazione. Non esistono diritti senza doveri. Il primo dovere di un politico è raccontare la verità sullo stato del Paese e assumersi la responsabilità delle scelte che compie per l’interesse nazionale. Questo è il ‘metodo Draghi’ e deve diventare il ‘metodo Italia’”.
“Possiamo fermare il populismo qui e ora. Lo possiamo fare votando il Terzo Polo. La sinistra non spiega con chi vuole governare e rinnega persino i suoi alleati, sappiamo tutti che il PD tornerà con i 5S cinque minuti dopo il voto. Allo stesso modo, la destra è antieuropea, filoputiniana, conflittuale e priva di classe dirigente – incalza ancora l’ex ministro -. Con l’inflazione, il costo dell’energia, la probabile recessione e i tassi in crescita, si prepara per l’Italia la tempesta perfetta. L’unica persona in grado di fronteggiarla è Mario Draghi, sostenuto da una coalizione ampia che avrà il suo perno nel Terzo Polo. E se prenderemo abbastanza voti gli altri partiti non avranno scelta. Esattamente come ha fatto il presidente della Repubblica Mattarella, noi siamo convinti che Draghi se chiamato dalla Patria rimarrà.
Il voto per il Terzo Polo è anche l’avvio della costruzione di un grande partito per la Repubblica capace di riunire riformisti, liberali, repubblicani e popolari. All’indomani delle elezioni partirà il cantiere per costruirlo: per le elezioni Europee del 2024 saremo il primo partito italiano – conclude -. Venite con noi: per la Repubblica e per una grande Nazione europea, democratica e liberale. Per dimostrare che l’Italia è sempre più forte di chi la vuole debole!”.