Tempi duri per Viktor Orban, alle prese con l’ostracismo degli altri paesi europei a causa del suo illiberale debole per Valdimir Putin. Il leader ungherese, contrario all’estensione delle sanzioni europee a tutti i combustibili fossili russi, incluso il petrolio, ha imposto anche il divieto di transito attraverso l’Ungheria delle armi destinate all’Ucraina. E non ha minimamente risposto all’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, gli ha chiesto pubblicamente di scegliere da che parte stare, scegliendo di fatto con il suo silenzio la parte di Putin. Cioè quella sbagliata della storia.
Come se non bastasse, a creare imbarazzo a Orban è un articolo apparso su Telex, uno dei pochi siti di informazione ungheresi fuori dal controllo del premier, che svela le relazioni strette tra il Cremlino e il ministro degli esteri magiaro, Peter Szijjártó, che per anni avrebbe permesso alle spie russe di aver accesso libero ai sistemi informatici del suo ministero. Secondo i documenti di cui Telex sarebbe in possesso, i russi avrebbero “completamente compromesso” la rete informatica straniera, la corrispondenza interna e persino la rete crittografata utilizzata per trasmettere informazioni statali e diplomatiche classificate. Anche nel gennaio 2022 il ministero degli esteri ungherese è stato colpito da attacchi mirati ad opera di gruppi di hacker dei servizi segreti russi”.
“Secondo le fonti, gli organi statali ungheresi li conoscono da molto tempo, poiché da almeno un decennio attaccano costantemente le reti governative” scrive Telex, sostenendo la tesi che i ciberattacchi russi in Ungheria sarebbero serviti soprattutto ad arrivare ad altri paesi Nato. Un buco di dimensioni abnormi nella rete dell’Alleanza, con la tacita complicità ungherese. “La diplomazia ungherese è diventata un libro praticamente aperto per Mosca – attacca l’organo di formazione ungherese -. I russi possono sapere in anticipo cosa pensano al ministero degli affari esteri ungheresi e cosa stanno pianificando, e tutto questo sta accadendo in un momento molto delicato. L’infestazione russa è rimasta attiva prima e in parte dopo l’invasione dell’Ucraina, durante gli attuali negoziati sulla crisi dell’Ue e della Nato. Nel frattempo, il governo ungherese non ha mai contestato pubblicamente la Russia per l’attacco”.
Accuse precise, circostanziate, che, insieme all’atteggiamento filo russo di Orban, hanno costretto il premier dell’Ungheria, a sei giorni dal voto, a cancellare il summit a Budapest dei ministri della Difesa del gruppo Visegrad dopo che la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Polonia hanno dato forfait, boicottando l’incontro. “Gli ungheresi tengono più al gas a prezzo calmierato che al sangue degli ucraini” ha commentato la ministra ceca Jana Cernochova, innescando la reazione a catena che ha portato al forfait anche di Polonia e Slovacchia.