“Le trattative sono chiuse. E dal Capo dello Stato parlo solo io”. Giorgia Meloni tira dritto. Va oltre le dichiarazioni indecenti di Berlusconi – dagli insulti annotati sul notes e rivolti a lei fino ai deliri su Putin e l’Ucraina – e non molla il cronoprogramma che si è data per dar vita al primo esecutivo della storia d’Italia guidato da una donna (lei medesima): la lista dei ministri è chiusa, questa mattina le consultazioni da Sergio Mattarella con gli “alleati”, in serata l’incarico e il varo del governo già domani o domenica.
La leader di Fdi e premier in pectore non intende replicare lo show berlusconiano al termine delle consultazioni del 2018, e con il Cav e il Capitano – in questi giorni stranamente silente, ma non certo rassegnato ad un ruolo da comprimario – chiarisce subito a chi spetterà rilasciare dichiarazioni dopo l’incontro di stamattina al Colle. Ma Meloni sa bene che, nonostante il gelo creato dagli audio del Cav diffusi da La Presse, Berlusconi – accompagnato in delegazione da Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli – è una mina vagante. Una mina vagante che non solo non accetta il ruolo di terza forza della coalizione, ma che non accetta neanche che sia Giorgia Meloni, una donna, a scegliere ministri e ministeri col “metodo Drgahi”. Insomma, al Cav – ma anche Salvini mugugna – il modo di fare da “io so io e voi no….” della Meloni non va giù, e già al termine dell’incontro con Mattarella si capirà se il leader di Forza Italia ha accettato o meno di stare defilato. Il dubbio che non sarà così è forte, anche negli ambienti di FdI. Si lavora, pertanto, all’ipotesi di una possibile nota congiunta finale per evitare l’avvicinarsi troppo di Silvio ai microfoni. E stavolta non ci sarebbe neanche bisogno di registrarli e di farli arrivare in segreto alla stampa.
Quanto potrà reggere Meloni di fronte allo stillicidio di dichiarazioni folli a cui la sottoporrà, questo è certo, Berlusconi quotidianamente? Quanto pazienteranno ancora Berlusconi e Salvini nell’accettare l’imperioso decisionismo meloniano?