Dare spazio all’opinionismo spazzatura contribuisce a creare mostri. E, questo, purtroppo, è un dato di fatto emerso chiaramente durante l’emergenza pandemica e, oggi, con la guerra.
Ad esprimere bene il concetto è Sofia Ventura che, dopo aver passato in rassegna alcuni quotidiani riportanti le dichiarazioni di Corrado Formigli, gli risponde per le rime.
Il conduttore di “Piazza Pulita”, in particolare, giustifica il presenzialismo del professor Alessandro Orsini nella sua trasmissione sostenendo la tesi che segue: “Conoscevo le sue posizioni contrarie all’invio di armi. In quel momento le portavano avanti in pochi. Era un punto di vista interessante. E i talk vivono di punti di vista diversi”. Per Formigli, inoltre, Orsini aveva tutti i titoli per affrontare tali argomentazioni. “Era un docente a Tor Vergata, e un capo dipartimento alla Luiss. Non bastano?”.
No, non bastano. Perché “vincere un concorso universitario – spiega bene Ventura – non è garanzia di assoluta competenza, serietà e rigore metodologico”. E difendere l’operato dei talk, oggi, è assolutamente fuorviante: non è possibile negare l’esistenza di certi meccanismi e difendere le proprie scelte come se rispondessero a criteri puramenti giornalistici e fossero orientate unicamente a migliorare la qualità dell’informazione quando è palese che non è così, non aiuta.
“E che i criteri di scelta nel costruire i talk siano soprattutto orientati allo spettacolo, all’effetto sui telespettatori, al gioco dell’indignazione, dello scontro, lo dimostrate nelle scelte dei vosti ospiti e il caso Orsini è lì a dimostrarlo”, prosegue Ventura. “Che Orsini sostenesse stupidaggini sesquipedali è stato evidente fin dall’inizio”.
E certamente non poteva non averlo compreso una persona come Formigli, giusto? Ma il boccone era ghiotto: “Scontro, indignazione, tifoserie, quindi curiosità e attenzione, tutto a poco prezzo, subito servito su un piatto d’argento. Quindi, davvero, sarebbe meglio lasciar stare la foglia di fico dell’accademia e della competenza”.
Tutto questo accade da anni, ma con la guerra è diventato ancora più evidente. E’ lo spettacolo che soprattutto conta: e allora ospiti divisivi, etichettabili, proposti en continue per creare il personaggio, con scarsa ricerca delle vere competenze sugli specifici temi.
“L’equilibrio tra information e entertainment può essere spostato a favore della prima se si vuole,se ci si libera dell’ossessione dell’audience, si dà più fiducia al pubblico. E, magari, se si ha il coraggio di un po’ di autocritica”, conclude Ventura, con un invito: “Credo che se cominciaste ad ammettere certi vizi di fondo sarebbe utile a tutti”.