Per rallentare l’avanzata dei carri armati russi e dare modo al suo battaglione di riorganizzarsi, ha deciso di farsi saltare in aria insieme ad un ponte, non avendo il tempo necessario per farlo esplodere in sicurezza. È la drammatica fine del militare ucraino Vitaly Shakun Volodymyrovich. Noi italiani, noi europei, possiamo ancora capire e accettare gesto del genere? Tra combattere e la tranquillità cosa scelgono gli europei? Tra resistenza e bollette cosa scelgono gli italiani?. “Brutalmente: le bollette, tranne che un’infima minoranza”. La risposta, spietata ma credibile, è di Paolo Mieli intervistato sull‘Huffington da Alessandro De Angelis.
Secondo Mieli sono gli ucraini i titolari del proprio destino e dunque spetta a loro decidere come e quando trattare. Però l’attitudine di certa élite italiana, giornalisti, intellettuali, è chiedere una resa a loro per stare tranquilli noi. Quanto impatta la cultura del benessere, nel “chi ve lo fa fare a morire”? “È un atteggiamento – risponde Mieli – figlio di molteplici cose. Una parte è figlia di un anti-americanismo d’antan, per cui se ad attaccare fossero americani o occidentali l’atteggiamento sarebbe opposto. Un’altra è figlia del sovranismo, dell’assuefazione a certa russofilia in questi anni. Un’altra ancora è figlia di un senso comune, registrato in vari sondaggi per cui, ‘neanche mezzo euro, questa cosa sta già impattando troppo sulle nostre tasche’.”
Tutte le testimonianze degli ucraini dal campo raccontano che, per loro, la libertà non è negoziabile. E questo, dice Galli della Loggia, ha a che fare col tema della coesione e della cultura nazionale.
Per la patria si muore. Non sarà che non capiamo gli ucraini perché noi abbiamo una fragile cultura nazionale? “Certamente. Noi parliamo di patria, di miti fondativi, però poi, al dunque, se qualcuno invadesse l’Italia ci sarebbe una corsa a chi per primo si mette d’accordo con l’invasore. È come quando, dopo la prima sconfitta di Napoleone, tornarono gli austriaci a Milano. Bene, tutti gli stati maggiori, l’intellettualità che fu napoleonica si accodarono agli austriaci. Non tutti si chiamavano Ugo Foscolo, che tra l’altro durante il governo napoleonico era stato in disparte, e poi non li lasciò lusingare dagli austriaci, scegliendo di morire esule a Londra. E infatti Mazzini, quando andrò a Londra, per prima cosa andò sulla tomba di Foscolo”.