Arriva la Conferenza programmatica della Lega a Roma. Organizzata, guarda caso e in tutta fretta, dopo quella della Meloni a Milano. A testimonianza del fatto che nel centrodestra che fu ormai è tana libera tutti: tu non mi inviti a me, io non ti invito a te, tu inviti Nordio, lo invito pure io, e avanti così con l’asilo mariuccia.
Conferenza programmatica ma vai a capirlo, il programma, perché alla Lega di Capitan Salvini, dove i generali scalpitano, e da Zaia a Fedriga non si capisce più qual è la linea, forse farebbe meglio un bel congresso per schiarirsi le idee. Anche perché la formula del partito di lotta e di governo non sembra convincere i parlamentari del Carroccio.
Il vicepresidente della Lega alla Camera, Zicchieri, ha fatto i bagagli e se ne è andato, mollando il partito perché “deluso sul piano umano”. E dai boatos parlamentari emerge che il malessere nelle truppe al Palazzo continua ad essere alto. Del resto, ormai Capitan Salvini, insieme all’altro pacifista elettorale, Giuseppe Conte, ha scelto una linea che fa a pugni con quella di Draghi sulla guerra in Ucraina.
Ieri doveva essere la occasione per parlare di sport. Salvini, una volta spiegato ai giornalisti che “la lingua dello sport si parla in tutto il mondo”, ha rimarcato che i soldi non vanno usati per sostenere la resistenza ucraina contro l’invasore psicopatico Putin bensì “per aiutare la gente a mangiare”. Uau. “Ci sono persone che in Africa si troveranno a non mangiare” se la pace non arriva “entro maggio”.
Peccato che Putin voglia togliere a Kiev l’accesso al mare, bombarda i porti e blocca da quasi tre mesi uno dei granai mondiali, la Ucraina appunto, con la intenzione di annettersi quanto più territorio altrui possibile.
Salvini ironizza anche sulla visita di Draghi a Washington, “con me Draghi ha parlato di pace, non so con Biden”, ma al Capitano forse l’ufficio stampa leghista non fornisce rassegna stampa aggiornata. Perché sì, con Biden Draghi ha parlato di pace e guarda tu, anche di sovranità europea. Con il piccolo particolare che se Putin non dichiara il cessate il fuoco c’è poco fa fare ironia e la guerra continuerà, non perché sia colpa degli americani ma perché siamo davanti a un criminale mafioso mosso da ambizioni imperialistiche.
Infine, un bell’assist al vecchio compagno di governo Conte “più armi, significa più guerra”, che fa sempre un certo effetto sentirlo dire da chi voleva armare i benzinai per garantire la legittima difesa o andava sostenendo che “i confini si difendono con le armi”. Del resto, meno armi significa per l’Ucraina perderla la guerra, ma questo non sembra affliggere più di tanto il capitano in cerca di consensi.
Insomma, vedremo che posizione ha la Lega sulle relazioni internazionali alla Conferenza programmatica di Roma, pare ci sarà anche il Direttore Sangiuliano. Vedremo se in Parlamento i leghisti continueranno a votare per il Governo o sceglieranno il salto nel buio, cosa che appare abbastanza improbabile come dimostrano le prime defezioni nel Carroccio. Ma per favore, sulle armi alla Ucraina evitiamo almeno la retorica da bar dello Sport.