«Sono stato combattuto tra due sentimenti: quello di andare da solo, preservando la purezza delle nostre idee, e quello della responsabilità verso il Paese, che rischia di ritrovarsi al governo con una destra che ci farà fare la fine del Venezuela». Comincia così la lunga intervista che Carlo Calenda ha concesso a «Repubblica». «Nella base in tanti mi avevano chiesto di rompere: ‘Vai da solo’. Specie i militanti di Roma, che avevano vissuto l’esperienza del 20 per cento alle comunali. Sono stato incollato al telefono per giorni. Alla fine è prevalso il senso di responsabilità. Con questa legge elettorale andando da soli avremmo regalato trenta collegi alla destra», ha spiegato il leader di Azione, che alla fine è riuscito a trovare un accordo con il leader del Pd Enrico Letta. «A noi importava che nessun ex M5S, o chiunque avesse votato contro Draghi, fosse candidato nei collegi. Non potevamo accettarlo», ha evidenziato.
A proposito del programma Carlo Calenda ha detto fermo: «C’è una cornice atlantista ed europeista che è la premessa di tutto. Il Pnrr sarà realizzato in pieno. Niente promesse di bilancio irrealizzabili. Non aumenteremo le tasse. I rigassificatori si faranno, anche per un fatto di sicurezza nazionale. Pure i termovalorizzatori. Investiremo moltissimo sulla scuola, perché siamo il Paese più ignorante dopo la Grecia». A proposito del conflitto tra Mosca e Kiev, il leader di Azione ha affermato: «Ovviamene sosterremo l’Ucraina, il che significa confermare gli aiuti militari. È la prosecuzione dell’Agenda Draghi. Sono molto soddisfatto».
Calenda ha annunciato che non è nei piani abolire il reddito di cittadinanza, «però deve funzionare in modo che anche le agenzie private possano collocare le persone. Ci vorranno dei correttivi: se uno rifiuta il lavoro, perde il sussidio, esattamente quello che voleva fare Draghi». Sul Superbonus 110 per cento l’ex ministro è stato tranchant: «Ha dato soldi a un sacco di gente ricca. Quel tipo di bonus va cancellato e dovrà essere parametrato alla ricchezza delle persone e a un effettivo risparmio energetico». Nel corso dell’intervista il leader di Azione ha ribadito che è impegnato anima e corpo affinché l’Italia non faccia la fine del Venezuela: «Il pericolo non è il fascismo, ma quello di finire ai margini del G7». Ossia di diventare «Un Paese che fa le politiche di Orbán e strizza l’occhio a Putin. È veleno anche per il nostro Made in Italy». Con decisione Calenda ha detto poi: «Non candideremo nessuno che non abbia maturato una precisa esperienza. Basta con i dilettanti al potere. E basta con le promesse da libro dei sogni o di piccolo cabotaggio».
A proposito di Letta, Calenda ha commentato: «Lui è un socialista, io un liberale progressista. Lui è per il bonus ai 18enni, io lo giudico un errore. Ma alla fine, sul nucleo fondante di proposte, ci siamo trovati d’accordo». Sulle intenzioni di Renzi, il leader di Azione ha detto: «Lo vorrei con noi. Ma mi pare di capire che andrà da solo. Mi dispiace, perché è stato uno dei migliori premier degli ultimi anni». Infine la stoccata a Tajani, che lo ha definito la quinta colonna del Pd: «Tajani a Bruxelles inveisce contro la Meloni, e qui la vuole premier. Si odiano tra loro. E Berlusconi porta la responsabilità avere affondato il governo Draghi, si è consegnato alla Lega».