Carlo Calenda e Matteo Renzi si sono sentiti al telefono «milioni di volte». Assieme agli sherpa i due hanno lavorato per mettere a punto il logo del Terzo Polo e stendere una bozza del programma. «Non c’è stato un momento di svolta, il lavoro è stato molto progressivo e costruttivo», ha raccontato il leader di Azione, che ha rilasciato stamani una lunga intervista a “Il Messaggero”. «Non so se il nostro Polo sarà terzo, primo o secondo. Questo lo decideranno gli italiani. Quello che è nato è il Polo della serietà e del buonsenso. Cioè il Polo delle persone che vogliono fare per il Paese cose molto precise. Dai rigassificatori ai termovalorizzatori, ma anche interventi sul salario minimo, il taglio del cuneo fiscale, il rilancio di impresa 4.0, più fondi alla sanità e all’istruzione, politiche vere per i giovani. Insomma, molte delle cose di cui Draghi ha parlato nel suo ultimo intervento in Parlamento. Ecco, più che di Terzo polo, parlerei di “Italia sul serio”», ha chiarito l’ex ministro. Parlando del fondatore di Italia viva, Calenda ha detto: «Devo riconoscere a Renzi una grande generosità nel fare ciò che lui ha definito un assist, affidandomi il ruolo di guidare la campagna elettorale come front runner. Cosa che non è da tutti e, soprattutto, non è da persone con caratteri forti, come siamo io e lui. Dopo di che, la campagna la condurremo assieme».
È orgoglioso della sua scelta il leader di Azione: «A me piacciono le scelte chiare e nette. Per questo faremo una campagna, in nome di “Italia sul serio”, sui contenuti. E spero che tanti italiani colgano questa occasione per rompere con il bi-populismo, con trent’anni in cui hanno sentito solo rumore e rivoluzioni promesse e mai attuate. Spero che scelgano un’alternativa di pragmatismo e buonsenso, come è stato il governo Draghi». Nel corso dell’intervista Calenda ha spiegato anche perché ha abbandonato l’idea della corsa in solitario, che nella capitale aveva funzionato bene: «Il modello Roma è esattamente uguale all’accordo siglato con Renzi: una campagna elettorale chiara e netta, con liste assieme a Italia viva. Chi manca sono quelli di +Europa che hanno fatto una scelta che rispetto. In più nel logo ci sarà Renew Europe per marcare il nostro europeismo».
«L’idea del patto con Italia viva è nata perché siamo consapevoli che c’è tante gente stanca di dover votare per coalizioni che sanno perfettamente che non riusciranno mai a governare. Convinceremo gli italiani che il Paese è arrivato a un tale stato di disgregazione che solo il metodo e l’agenda Draghi, costruiti appunto sulla serietà, il buonsenso e la coerenza programmatica, può salvarlo. Basta con la destra e la sinistra, basta con coalizioni che propongono cose irrealizzabili come i 200 miliardi di taglio delle tasse. Noi non prometteremo mai nulla di irrealizzabile. Risponderemo alla richiesta di serietà degli italiani», ha spiegato Calenda. Il suo obiettivo è il pareggio nel proporzionale al Senato per impedire la vittoria della destra: «I sondaggi dicono che siamo potenzialmente tra il 15 e il 20%. Ma nessuno può dire come finirà: è la prima volta che si crea un’alternativa omogenea e dunque credibile tra destra e sinistra. Vedremo il 25 settembre. Se va bene, nessuno vincerà a si potrà fare un governo di unità nazionale con Draghi, l’unica soluzione che non determina l’ingovernabilità: la sinistra è lacerata e non potrà mai governare senza i 5Stelle, la destra è talmente conflittuale e lontana dall’asse con Germania e Francia che provocherebbe l’uscita dell’Italia dai tavoli internazionali».
In altri termini, Azione e Iv si pongono come una alternativa al disordine: «Noi rappresentiamo, proponendo un nuovo governo Draghi, l’antidoto al caos. E offriamo una grande capacità gestionale e amministrativa: siamo il polo della competenza e del buongoverno. Basta con ministri come Di Maio e Toninelli», ha affermato Calenda. «Convinceremo gli indecisi, chi non è schierato, chi è tentato dall’astensione. Il nostro bacino elettorale è molto trasversale: chiederemo agli italiani di scegliere tra chi è in grado di governare e non chi non lo è», ha evidenziato sul finale.