“Il risultato del Terzo polo è il migliore per un movimento al debutto elettorale nella storia della Seconda Repubblica dopo la discesa in campo di Berlusconi e quasi alla pari con Scelta civica (guidata però da un premier in carica)”.
Lo dice Carlo Calenda su Twitter che, nonostante non abbia raggiunto la doppia cifra come sperava, sui risultati elettorali mette la faccia e si candida a creare un “polo del buon governo, del pragmatismo e della serietà», sfruttando la contrapposizione tra due populismi: “quello del centrodestra di governo e quello del centrosinistra che vedrà il Pd finire «tra le braccia dei Cinque Stelle». Così Calenda in conferenza stampa in assenza dell’alleato Matteo Renzi (in Giappone per il funerale di Shinzo Abe), ma accompagnato dal presidente di Italia viva, Ettore Rosato e dalle ministre, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, passate da Forza Italia ad Azione, ed Elena Bonetti (Iv).
Analizzando il voto, Calenda ammette subito: “Per il nostro obiettivo di fermare la destra e andare avanti con Draghi, avevamo bisogno di un risultato sopra le due cifre che non è stato raggiunto. Il Paese ha scelto consapevolmente il populismo. E noi siamo l’esatto contrario”. Ma gli interessa soprattutto parlare di futuro, per questo si affretta a confermare l’alleanza con Italia viva: “Quello che faremo nelle prossime settimane è avviare subito un cantiere affinché questo processo sia ancora più ampio». Una formazione, spiega, che siederà tra i banchi di “un’opposizione costruttiva” ma “intransigente” ad una destra “sovranista” eletta con una “logica da Grande fratello”, che ha promesso 180 miliardi di euro di “vaccate” irrealizzabili.
Intanto in Parlamento si partirà con i gruppi unici, che erano “già previsti”. Poi, spiega Calenda, “porte aperte” ad altri, a partire da +Europa, che per ora è fuori dalle aule, salvo riconteggi. Sul passo indietro di Letta, che non si ricandiderà a segretario, Calenda in conferenza stampa sceglie toni moderati e si dice dispiaciuto. Definisce il leader dei democratici “una persona perbene, un europeista che ha tenuto la barra dritta sulla politica estera” ma la cui linea alla fine si è rivelata incomprensibile. Poi però cambia toni quando legge le parole sarcastiche che Letta gli ha riservato: “Calenda? Ha retto 24 ore e poi ha stracciato l’accordo con il Pd sotto la pressione di Twitter… Ora che ci fa col 7,5%? Fa tornare Draghi?”. La replica dell’ex ministro è piccata: “Vale allora la pena essere netti – replica Calenda -: la follia di una coalizione draghiana ma anche populista si è rivelata con nettezza. Il Pd riformista è un progetto fallito. È ora di prenderne atto”.
Del mancato sorpasso su Fl, in conferenza stampa parla Carfagna, sottolineando come la differenza sia di appena centomila voti. Secondo la ministra, la proposta “liberale” di “FI sarà irrilevante” nella coalizione rispetto al peso degli alleati: “Il nostro risultato
è un punto di partenza, il loro un punto di arrivo”, sintetizza. Mentre Mariastella Gelmini elenca le dieci Regioni in cui il suo partito ha battuto gli “azzurri” in soli due mesi di campagna elettorale e “senza fare promesse mirabolanti”.