Il populismo è menzognero, è sfacciato, soffoca la complessità e la fatica del confronto, è regressione e omologazione.
Ma almeno, se è stabilmente confinato ben lontano dai luoghi del potere, laddove si prendono le decisioni, laddove le azioni hanno effetti e ripercussioni sul presente e sul futuro dei cittadini, non ha la possibilità di dissipare risorse.
Le democrazie mature lo hanno capito da tempo e da tempo si sono dimostrate in grado di contenerlo. Con qualche sporadica e forse fisiologica, eccezione.
Ma quando il populismo compiuto, nel senso di sostenuto dal popolo, assume ruoli di governo tende a dare seguito al teorizzato.
Gli anticorpi della Democrazia, o della Democrazia allargata al potere, si attivano e bloccano derive allegramente autoritarie, più farsa che tragedia… I pieni poteri che voleva Salvini… la messa in stato d’accusa del Presidente paventata da Di Maio, l’uscita dall’Unione europea e dall’euro, auspicata dalla Meloni…
Tutto questo viene contenuto, gestito ed infine metabolizzato.
La stessa cosa non accade, però, nelle misure economiche che i populisti al Governo pretendono di realizzare. E quando la corda si allenta i soldi cominciano a circolare vertiginosamente. A botte di miliardi di euro, dal reddito di cittadinanza a quota cento, dagli 80 e poi 100 euro per tutti di Renzi al cratere del bunus 110 x cento.
Miliardi spesi male, malissimo, soldi pubblici ad appannaggio esclusivo dei furbi, che non lasceranno niente perché niente potevamo lasciare.
Buona Destra chiede al Governo di fermare lo spreco, di abbandonare la politica dei bonus e dei falsi sostegni, sostenendo ovviamente aiuti costanti alle famiglie in difficoltà, alle imprese colpite dalla crisi, ai giovani che cercano lavoro.
Buona Destra crede nel merito, nel sapere, nel lavoro.
Buona Destra dice “No” a misure inique ed improduttive e dice “Sì” all’innovazione.