Ci manca solo che dicano che ha sconfitto la fame nel mondo, magari salendo su un balcone come Di Maio con la povertà, o che ha camminato sulle acque, poi la tragicomica santificazione, al limite del grottesco, di Silvio Berlusconi da parte dei suoi è completa. Dopo le preziose perle di saggezza di Marta Fascina, deputata di Forza Italia e compagna dello stesso Berlusconi – “Mi risulta davvero difficile individuare un ordine di importanza tra gli innumerevoli successi ottenuti dal presidente Berlusconi nella sua veste di politico: aumento delle pensioni minime, abolizione dell’Ici sulla prima casa, accordo Nato-Russia a Pratica di Mare, che ha posto di fatto fine alla guerra fredda, riduzione drastica dell’immigrazione clandestina attraverso accordi con i Paesi del Nord Africa, riduzione della pressione fiscale sotto il 40% (mentre oggi supera il 43%), divieto di fumo nei locali pubblici, abolizione della leva obbligatoria. Potrei continuare a lungo… Il nostro presidente ha raggiunto risultati, in tutti i campi nei quali si è cimentato, che nessun altro premier ha mai conseguito” – oggi l’agiografia del Cavaliere tocca ad Antonio Tajani, numero due azzurro, che in un’intervista a Libero (manco a dirlo), spamma il verbo di Arcore sostenendo che se avessero mandato Silvio in missione di pace da Putin, la guerra sarebbe cessata. Amen.
“Se l’Onu, prima che infuriasse la guerra, avesse chiamato Silvio Berlusconi e Angela Merkel a fare da mediatori con Putin, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente”. Ma che acume, ma quale geniale intuizione! La lotta è impari, ma Tajani sfida la Fascina a chi la spara più grossa, a quanto pare. L’obiettivo, del resto, non può che essere quello di usare ancora una volta l’(ex)uomo forte di FI come arma di distrazione di massa. Perché, Tajani lo sa, i sondaggi non sorridono agli azzurri, con percentuali da profondo rosso e pare già sorpassati dal terzo polo di Renzi e Calenda. Al punto che, se davvero la Meloni ottenesse le percentuali che i sondaggi le attribuiscono e Forza Itala finisse sotto ad Azione e Italia Viva, Fratelli d’Italia e Lega potrebbero non avere bisogno dei berluscones per guidare il Paese. O comunque potrebbero relegarli in un ruolo marginale, nonostante gli azzurri abbiano già spuntato una quota fissa di seggi con gli alleati, come ricorda oggi Antonio Polito sul Corriere della Sera.
Insomma, le uscite di Tajani e degli altri fedelissimi di Arcore, unitamente a pagine e pagine dei quotidiani berlusconiani dedicate alla demolizione di Carlo Calenda, dannò il senso del terrore del flop che serpeggia tra gli azzurri. A buon diritto.