“La sinistra litiga e noi siamo già al lavoro tutto insieme per dare un progetto all’Italia del Futuro, offrire risposte serie e credibili”. Sarà…
Perché la cronaca politica racconta un’altra storia rispetto a quella riportata da Antonio Tajani (Forza Italia): guarda caso, infatti, dalla riunione di ieri organizzata per fare il primo punto in vista del voto del 25 settembre, sono emerse le prime divisioni. Sul presidenzialismo, in primis, visto che mentre la Lega vorrebbe spingere sull’acceleratore, Fratelli d’Italia frena. L’Autonomia in Lombardia e Veneto sono proprio le due richieste in cima all’agenda della Lega; mentre su quella di Giorgia Meloni svetta il sostegno all’Ucraina; mossa che prova a tacitare i sospetti – emersi anche di recente – sulle relazioni pericolose intrattenute da Matteo Salvini con il partito di Putin, Russia Unita.
Il disaccordo, come ricorda oggi Repubblica, resta anche sui tempi di presentazione, dinanzi all’opinione pubblica, dell’elenco dei ministri. Salvini vorrebbe ufficializzare la lista prima del voto, Giorgia Meloni dopo. Il leader leghista vorrebbe basarsi infatti sui sondaggi, Meloni aspetta l’esito delle urne, nella convinzione di distanziare il rivale e poter richiedere così un numero maggiore di dicasteri.
Salvini, inoltre, in tour tra le partite Iva in Veneto, ha ribadito quali sono i paletti della Lega, racchiusi nella triade lavoro, tasse, sicurezza. In particolare, flat tax al 15 per cento, taglio dell’Iva sui beni di prima necessità e lotta all’immigrazione clandestina. Salvini vuol tornare al Viminale a fare il ministro dell’Interno. Sull’Autonomia ha detto: “A ottobre sarà il quinto compleanno del voto di milioni di veneti e lombardi sull’Autonomia e nel tempo Pd e 5 Stelle ce l’hanno tirata in lunga, porterò personalmente la proposta di autonomia in mano a Berlusconi e alla Meloni di cui sono sicuro arriveranno le firme, perché autonomia significa efficienza, responsabilità, modernità, sviluppo e territori. Si può fare flat tax e pace fiscale e la burocrazia in meno con l’autonomia è garantita”. “Sì, ma presidenzialismo e autonomia devono avere un percorso parallelo”, ha precisato il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida. Per Tajani il presidenzialismo “è da sempre nel Dna del centrodestra. Si deciderà. È un tema che abbiamo sempre sostenuto quando si parla di riforme nel futuro assetto istituzionale”, ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia, parlando con i cronisti davanti a Montecitorio.
Sul reddito di cittadinanza tutti d’accordo: “Non può restare com’è”. Oggi si prosegue. La riunione sarà soprattutto tecnica e finalizzata a definire i dettagli dell’intesa stretta la settimana scorsa sulla suddivisione dei candidati nei collegi uninominali. L’accordo prevede 98 collegi a FdI, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia e 11 a Noi con l’Italia e Coraggio Italia. Di questi ultimi dovrebbe farsi carico FdI, mentre Lega e FI dovrebbero dividersi i collegi destinati all’Udc, ma quest’ultimo tassello non è stato ancora messo nero su bianco. La ripartizione dei collegi è stata calcolata in proporzione a una media dei consensi registrati da ciascun partito della coalizione nei sondaggi risalenti a prima della caduta del governo Draghi. “Governeremo per 5 anni”, ha detto Salvini in un comizio a Chioggia. Staremo a vedere.