In mare due navi si impegnano a salvare persone, a terra tre ministri si occupano di creare loro problemi. Sulle Ocean Viking e Humanity 1 ci sono 326 naufraghi che viaggiano su barchini instabili o gommoni sovraffollati, con il rischio di ribaltarsi o affondare in qualsiasi momento, senza le più basilari condizioni di sicurezza. Secondo le autorità italiane, però, sono le Ong ad aver agito fuori dalle convenzioni sul soccorso in mare e dalle norme per il contrasto dell’immigrazione.
È il contenuto di una nota verbale con cui il ministero degli Affari esteri, guidato da Antonio Tajani, ha contestato alle ambasciate norvegese e tedesca, stati di bandiera delle imbarcazioni, un comportamento irregolare: «operazioni di soccorso svolte in piena autonomia e in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall’autorità responsabile dell’area Sar, Libia e Malta, informata solo a operazioni avvenute». Le due navi non hanno fatto nulla di diverso dalle ultime missioni, portate a termine lontano dai riflettori della politica. Ma con la destra al governo il vento è cambiato e l’esecutivo ci tiene a segnare subito il punto.
Il deja vu del braccio di ferro Salvini-Ong era già andato in scena tra il 2018 e il 2019. I decreti sicurezza voluti al tempo dal leader leghista, infatti, sono ancora in vigore. Il successivo governo Pd-M5s aveva promesso di cancellarli all’insegna della «discontinuità» sulle politiche migratorie, ma li ha solo modificati. Per esempio trasferendo nel penale il regime sanzionatorio, con l’aggiunta della possibile reclusione fino a due anni per il comandante della nave, e precisando che non si possono punire i soccorsi «effettuati nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca e il soccorso in mare».
«La salvezza delle persone viene prima di tutto», aveva detto lo stesso ministro prima di annunciare l’attuale direttiva. Davvero «tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». Un mare sempre più “tomba” per migliaia di profughi e anche, a quanto pare, per il buon diritto europeo. Speriamo ostinatamente di no.