Solo applausi per Massimo Gramellini. Che nel suo Caffè oggi ha il coraggio di dire una verità che tutti conosciamo da anni ma che nessuno vuole dire pubblicamente, e che difficilmente potrà essere messa in discussione: il problema dell’Anpi (almeno quello principale e attuale) è la sua P. La P di Putin.
Eh sì, perché Gramellini ha ragione quando dice che ormai la sigla ANPI sta per “Associazione Nazionale Putiniani d’Italia”, vista la pelosa ed equidistante incapacità dell’associazione di schierarsi a favore degli aggrediti, cioè gli ucraini, contro l’invasore, vale a dire la Russia di Putin. Una equidistanza che, guarda caso, mai emerge quando si tratta di manifestare contro quell’alleanza atlantica che gli smemorati partigiani però dimenticano abbia contribuito al loro fianco a liberare l’Europa dal nazifascismo.
Tra errori marchiani – le bandiere ungheresi al posto di quelle italiane – e vessilli pacivendoli, il manifesto dell’ANPI per il 25 aprile diventa una grottesca caotica accozzaglia negazionista. Soprattutto quando si cita, come ricorda Gramellini, l’articolo 11 della Costituzione “l’Italia ripudia la guerra”, senza però inserire anche il seguito “come strumento di offesa”. Non certo un buon viatico per celebrare la festa della Liberazione.