Mario Draghi non può girarsi dall’altra parte. Non può lasciare che il Paese muoia sotto il peso del populismo o, peggio ancora, dell’autarchia putiniana esercitata dagli sgherri nostrani dello zar.
È a lui che oggi deve venire rivolto un appello ai liberi e forti 4.0: Mario, scendi in campo e mettiti alla guida di quell’area liberale e democratica che porta il tuo nome, che ancora non viene considerata da molti dei partiti tradizionali ma che esiste invece, eccome!, in ogni tessuto sociale, economico e culturale del Paese.
Perché, ha ragione Carlo Calenda, non può esistere Agenda Draghi senza Mario Draghi. Non può esistere riformismo vero, improntato alla modernità e all’europeismo, senza la guida dell’italiano più rispettato al mondo. Un italiano a cui, nei gironi della crisi, gli stessi italiani hanno rivolto appello affinché non si vanificasse, nonostante i colpi dei populisti, quel periodo straordinario di riformismo di cui il Paese ha assoluta necessità. Lo hanno capito, gli italiani, che l’Italia ha bisogno di Mario Draghi. Ora serve però che lui, nonostante tutto, risponda ancora presente. Che scenda in campo. Che dia al popolo italiano la possibilità di sceglierlo e di legittimarne la leadership, alla guida, appunto, dell’Area Draghi.
“Siete pronti?” ha chiesto Mario Draghi ai rappresentanti di partiti indegni anche di pronunciarne il nome. Loro non si sono dimostrati pronti. Ma gli italiani lo sono. Ora deve esserlo anche lui. Per l’Italia.