“La politica non si vuole rassegnare alla crisi di sistema che il Paese vive ormai da 5 anni, ed è come se ad ogni elezione in cui gli elettori danno segnali di insofferenza, i leader rispondessero con una sorta di restaurazione dell’unico schema di gioco. La Seconda Repubblica è finita con il voto del 2018 e le alleanze trasversali che hanno percorso l’intera legislatura, la Terza non è ancora nata tanto che siamo stati costretti a commissariare il Paese con Draghi, che sta facendo un grande lavoro”.
In un’intervista a Repubblica, il governatore della Liguria Giovanni Toti dà il calcio d’inizio ad una lunga partita che finirà con le elezioni politiche e lo fa forte dell’effetto Genova, una città in cui Marco Bucci ha stravinto le elezioni e in cui le liste del sindaco e quella di Toti hanno raccolto oltre il 30%, ovvero il doppio di Lega e Fratelli d’Italia.
“Il centrodestra vive ancora su vertici a tre come se fossimo nel 1994, ma queste elezioni ci dimostrano che fuori c’è un mondo più grande che va conquistato, anche perché sennò lo farà il centrosinistra oppure diventerà un terzo polo che cambierà lo schema di gioco. Io suggerirei ai grandi leader di interrogarsi su questo”, avverte Toti, alla luce di due dati incontrovertibili: l’alleanza di centrosinistra sta franando sotto le sue contraddizioni, dall’inceneritore di Roma alle posizioni sull’Ucraina; quella di centrodestra si divide a sua volta sull’Ucraina o lo ha fatto anche sul Covid. Il centrodestra ha bisogno di una Costituente, di un momento importante. Ma il punto è: di chi è il compito di convocarla?
“Salvini e Meloni sono loro i leader dei principali partiti del centrodestra – spiega Toti – ma c’è un deficit di rappresentanza del polo popolare e liberale nella coalizione: queste elezioni amministrative ricordano che il 40% dei voti viene fuori dai partiti tradizionali. Chi saprà conquistarsi il cuore e la fiducia di un elettorato frammentato ma non rappresentato dai partiti tradizionali, vincerà le elezioni. Chi saprà trovare tra gli esponenti migliori dei governi territoriali la nuova classe dirigente riuscirà a riconquistare la credibilità dei cittadini italiani, esattamente come è successo a livello locale”. Ai leader di Lega e Fratelli d’Italia, il governatore della Liguria suggerisce di farsi promotori di una vera novità politica. “I prossimi sei mesi saranno decisivi – dice – C’è ancora tempo anche per cambiare la legge elettorale. Se non si vorrà farlo, sarà l’ennesimo tentativo di auto perpetuazione e sarà punito dagli elettori”.
Quanto a Renzi, Toti lo reputa “un ragazzo di grande intelligenza: ha scelto il sindaco migliore anche per i suoi elettori e non ha seguito il Pd nella deriva delle sue alleanze. Detto ciò alla Spezia Italia Viva si è presentata da sola con risultati modesti e a Genova non si è presentata, mettendo proprie persone nelle liste del sindaco. Immagino che Renzi sappia bene che anche le idee migliori camminano sulle gambe degli uomini”.