Stando ai beninformati la Commissione europea è pronta a dare il via libera allo “status” di candidato all’Ucraina per l’ingresso nell’Ue. Salvo imprevisti questo primo passaggio formale si consumerà venerdì 17 giugno 2022. L’iter è ancora lungo, non si tratta che di un primo passo, che tuttavia darà fiducia all’Ucraina, come ribadito da Ursula Von der Leyen, impegnata in prima linea perché Kiev non si senti sola. Non è casuale che il giorno prima, vale a dire giovedì, tre importanti leader europei, Draghi, Macron e Scholz, si recheranno nella capitale ucraina per incontrare il presidente Zelensky. Secondo un retroscena uscito su «La Repubblica», proprio durante quel soggiorno i tre anticiperanno al leader di Kiev la decisione assunta da Bruxelles. Qualcuno assicura che toccherà proprio al nostro premier trovare le parole giuste per comunicare la bella notizia. Quella stessa occasione servirà a Draghi&Co per sondare il terreno e capire quali sono le richieste per arrivare ad una pace (che stia bene a Kiev) con Mosca nel minor tempo possibile. L’emergenza del grano, la crescita dell’inflazione e la crisi energetica sono urgenze che preoccupano tutti i Paesi membri.
“Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero. Dobbiamo operare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Abbiamo pochissimo tempo, perché tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo”, ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi nel corso delle dichiarazioni alla stampa a Gerusalemme dopo l’incontro con il primo ministro israeliano Naftali Bennett. Parlando degli spazi per un negoziato il premier ha dichiarato: “Il governo italiano continua a lavorare perché si giunga quanto prima a un cessate il fuoco e a negoziati di pace nei termini che l’Ucraina riterrà accettabili”. L’ex numero della Bce ha detto poi fermo: “L’Italia sostiene e continuerà a sostenere l’Ucraina e il suo desiderio di far parte dell’Europa”.
Un conto però sono le intenzioni, un altro l’ingresso effettivo dell’Ucraina nell’Ue. È una strada tutta in salita: il parere della Commissione dovrà essere accolto dal Consiglio europeo. E serve anche in questo caso l’unanimità. Non è escluso che Kiev possa trovare il no dell’ungherese Orbàn, ma non solo. Per il corrispondente de “La Repubblica” Claudio Tito a nutrire dei dubbi sull’ingresso dell’Ucraina nell’Ue sarebbero anche Francia e Germania. Anche se le perplessità del Cancelliere tedesco Scholz sono andate via via affievolendosi per due ragioni: “Il primo si è consumato una quarantina di giorni fa quando il leader all’opposizione della Cdu, Friederich Merz, è andato a Kiev ed è riuscito a ricucire lo strappo tra Zelensky e il presidente tedesco Steinmeier. Un dissidio che il Cancelliere non aveva gradito ma che poi ha superato per non farsi superare dal suo avversario. Il secondo riguarda proprio i tempi lunghi dell’adesione. Tanto che in vista del prossimo Consiglio europeo del 23 giugno è in discussione l’idea di accettare lo ‘status’ di candidato associandolo a una specie di ‘Modello Bosnia’. Ossia vincolare la ‘promozione’ ad una sorta di accordo simile a quello siglato con la Bosnia nel 2007: Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Ue”, si legge sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari.
Uno dei requisiti necessari sarebbe quello dell’unità del Paese. Un fatto questo che l’Ucraina al momento non può garantire. Per questo il percorso per l’ingresso di Kiev si preannuncia come complicato. Difficile sì, ma non impossibile. L’interrogativo del momento però è uno solo: riuscirà la missione di Draghi, Macron e Scholz ad accelerare la fine del conflitto? Ricordiamo che al momento non ci sono conferme ufficiali sulla data della visita per motivi di sicurezza.