Tempi duri per Matteo Salvini, in attesa di capire cosa uscirà oggi pomeriggio dalle urne delle Amministrative e se la leadership del Kapitano leghista si indebolirà ancora di più. Non solo il flop dei referendum sulla giustizia, annunciato ma fortemente più pesante del previsto, ma anche la crociata, ridicola, per denunciare il “furto di democrazia” a Palermo, dove circa 51 presidenti di seggio non si sono presentati a causa della concomitanza della partita di calcio Padova – Palermo, che ha decretato la promozione dei siciliani in serie B.
Tentativo goffo di utilizzare un’arma di distrazione di massa per cercare di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dal suo imbarazzante viaggio in Russia. Ma è inutile, perché sotto la lente di ingrandimento Matteo ci resta, e non solo quella dei cittadini. Soprattutto di quella dei servizi segreti, perché ormai è chiaro che il leader della Lega, a causa del suo legame a triplo filo col Cremlino, può rappresentare un reale pericolo per la sicurezza nazionale. E anche i suoi colleghi di partito nel Governo dovrebbero capirlo, prenderne atto e regolarsi di conseguenza.
Che i costi per il viaggio a Mosca di Salvini fossero stati anticipati in rubli da funzionari dell’ambasciata russa, grazie alla mediazione del travel manager del leghista Antonio Capuano, ormai è chiaro. Salvini invoca il complotto e, oltre a minacciare querele, attribuisce questa fuga di notizie all’intelligence italiana. “Il viaggio è stato pagato dalla Lega, io non ho dei rubli e non posso fare il biglietto aereo pagando con quella moneta – si è giustificato Salvini -. Ho lavorato e sto lavorando per la pace a testa alta a nostre spese, economiche e politiche e lo farò ancora nei prossimi giorni. Querelerò chi fa insinuazioni strane su questioni economiche. Ne parleranno gli avvocati perché ci metto la faccia e il portafoglio”.
Tuttavia la stessa ambasciata russa conferma “l’aiuto” – grazie soprattutto ai rapporti stretti tra Capuano e Oleg Kostyukov, primo potente segretario dell’ambasciata russa e figlio di una ex spia del servizio segreto militare russo – dato al leader della Lega, affermando di aver “assistito Matteo Salvini e le persone che lo accompagnavano nell’acquisto dei biglietti aerei” per quello che avrebbe dovuto essere il suo viaggio a Mosca del 29 maggio per incontrare Lavrov e lo stesso Putin. “Dopo l’annullamento del viaggio ci è stata restituita la cifra spesa: non ci vediamo nulla di illegale – aggiunge la nota dell’ambasciata -, i biglietti sarebbero stati rimborsarti da Matteo Salvini e dal suo entourage anche nel caso in cui il viaggio fosse avvenuto. Noi abbiamo solo assistito il senatore e gli accompagnatori per superare il problema tecnico del pagamento in rubli”.
Tuttavia, come riporta oggi Il Domani, per i fedelissimi di Salvini la pista interna che possa aver diffuso le informazioni sul viaggio è improbabile: i dettagli del viaggio e sui biglietti poi rimborsati al capo politico dell’ambasciata Kostyukov erano noti solo a quattro membri del cerchio magico di Matteo. Da qui l’ossessione del Kapitano per i servizi. Anche Francesca Chaoqui è stata tirata in ballo, ma la faccendiera ha smentito. “Anche se fossero stati i servizi a veicolare informazioni, la colpa resta di Matteo: è noto che l’ambasciata russa sia il palazzo più monitorato d’Italia” dicono i giorgettiani della Lega, sempre più distanti da Salvini. Per loro, e per tutti, il punto non è se Matteo abbia o meno restituito i soldi dei biglietti per Mosca, quanto il suo ormai innegabile canale privilegiato, il suo asse d’acciaio con il Cremlino. Un canale che è un grosso rischio per l’Italia.