Per anni sono stati accusati di portare in Parlamento, e più in generale nei palazzi delle istituzioni, l’ignoranza elevata a sistema attraverso lo slogan “uno vale uno”. Ma ecco che i cinquestelle ora ci sorprendono con un vero e proprio coupe de theatre. Da qualche giorno, infatti, circola voce che il partito di Conte abbia intenzione di candidare il professor Alessandro Orsini (URSSini per gli amici) alle prossime elezioni politiche del 2023.
Che gioia! Che giubilo! Effettivamente cotanto intelletto mancava nelle aule parlamentari, specie dalle parti pentastellate. E, d’altra parte, dopo pensatori del calibro di Bonafede e Toninelli, Orsini non sfigurerebbe certo. Peraltro a testimoniare l’innata solidarietà tra tali intelligenze sopraffini, è intervenuto proprio l’ex ministro dei Trasporti il quale si è affrettato a difendere l’eminente professore dalle accuse di essere troppo vicino alle posizioni russe in merito alla guerra in Ucraina. “E’ uno scienziato, altro che filo-Putin” sentenzia il nostro, come da par suo, incurante di chi si è scandalizzato sentendo l’accademico della Luiss blaterare di “resa dell’Ucraina come solo veicolo di pace”, o di “bambini meglio sotto dittatura che sotto le bombe” o, recentissimamente, “mio nonno sotto il fascismo ha avuto una vita felice” (non gli si sta dietro a Orsini, effettivamente!). Insomma, per Toninelli tutto ciò è scienza politica, non intellighenzia col nemico. E se lo dice Toninelli c’è da crederci! In fondo, se il fascismo ha fatto felice il nonno di Orsini, sdoganiamo pure il fascismo!
Ritenuto competente, Orsini in tv ogni martedì su CartaBianca e ogni giovedì a Piazza Pulita dispensa tesi improbabili accompagnate da un pericoloso e narcisistico delirio di onnipotenza, facendo lievitare audience e incassi dei sornioni Berlinguer e Formigli, a cui non pare vero di avere ospite fisso il professore più censurato del mondo (si, siamo all’ossimoro mediatico, ma tant’è!). Che poi il suo campo di competenza (sociologia del terrorismo) sia del tutto diverso da quello per cui viene invitato costantemente sui media non interessa ai filo-orsiniani-putiniani. L’importante è che ci sia! E che due volte, almeno due volte!, a settimana da emittenti nazionali importanti gridi al complotto contro di lui e si erga a unico eletto in grado di comprendere la complessità del mondo e delle relazioni internazionali. Bontà sua che le spieghi a noi poveri bifolchi, verrebbe da pensare, anche se forse ne faremmo volentieri a meno. O forse no? Perché il dramma è che Orsini tira assai e c’è purtroppo c’è chi gli crede, incantato da quella mimica tragica da eterno genio incompreso che grida al mondo la sua verità sebbene ostacolato da non meglio precisati poteri forti, allergici per definizione a tutto ciò che va controcorrente.
Ebbene, se si tiene conto del personaggio, non stupisce davvero che Orsini possa venir candidato dal Movimento 5 Stelle, partito che negli anni ha espresso (ed esprime tuttora) fior fior di complottisti e di presunti liberi pensatori rigorosamente formati all’università del web. Come dimenticare, infatti, i vari Cunial, Paragone o tal Barillari, che hanno portato in Parlamento tesi da libri di fantascienza, se non proprio da TSO, su scie chimiche, cambiamenti climatici e pandemia? Insomma, se questo è il backround, non abbiamo dubbi che Orsini si troverebbe perfettamente a proprio agio in area pentastellata. Dalla TV allo scranno parlamentare il passo è brevissimo. Secondo il catechismo del buon Rocco Casalino, del resto, basta essere divisivo, sostenere tesi allucinanti ma farlo continuamente, trovando sponda in tv compiacenti che grazie alla polarizzazione aumentano l’audience, e il gioco è fatto. Una perenne finestra di Overton (sempre aperta) espressa ai massimi livelli e, rigorosamente, in tempi rapidissimi come si addice alla modernità social. Orsini ha tutte queste caratteristiche, e quindi merita, coram populo, lo scranno da deputato o da senatore. Non è un caso, infatti, che quando si innescò la polemica sulle comparsate RAI del professore della LUISS, assai ben remunerate, proprio il Movimento 5 Stelle si erse come difensore di Orsini con la deputata Francesca Flati.
Vero è che, come ha tenuto a precisare Giuseppe Conte, i tempi non sono maturi e non è ancora il caso di parlare di nomi per le candidature alle Politiche 2023. Insomma, secondo l’ex premier, siamo ancora al gossip da Transatlantico. Ma il vero nodo è un altro. Cosa ne pensano di tutto ciò il segretario del Pd Enrico Letta o anche il commissario europeo Paolo Gentiloni, accusati – insieme al premier Draghi – dallo stesso Orsini di voler prendere il posto di Jens Stoltenberg al segretariato generale della NATO (sulla base di quali prove non si sa, ma quel che conta è accusare)? Potrà sopravvivere l’alleanza del nuovo centro-sinistra (sic!) alle bordate di Orsini sui loro principali punti di riferimento?
Per dirla con Conte, tutto è prematuro: domani è un altro giorno (con annessa messinscena orsiniana in tv), si vedrà! To be continued…