Ora hanno un nome: Olga e Roman. Le voci della ormai purtroppo nota telefonata intercettata dai servizi segreti di Kiev tra un soldato russo e sua moglie, in cui la donna invitava il marito ad andare a “stuprare le ucraine col preservativo”, hanno una identità.
Non era propaganda ucraina, ma la triste realtà. Olga e Roman sono una coppia giovane (lui ha 26 anni) originari della provincia russa di Orël ma dal 2018 residenti in Crimea, hanno un figlio di 5 anni. Grazie ad accurati sistemi informatici la piattaforma anti governativa russa Radio Svoboda ha identificato i protagonisti di questa incredibile conversazione.
“Ok, amore, va bene, vai e stupra le ucraine. Poi non raccontarmi niente, d’accordo?” dice Olga al marito che stava combattendo nella zona di Kherson. “Non devo raccontartelo?” replica Roman. “No. così io non ne so niente” insiste Olga ridacchiando, al punto che lui le chiede ancora incredulo: “Ma davvero posso?”. “Sì, ma mi raccomando: usa il preservativo!” sentenzia la donna. Come se il problema della violenza sessuale su altre donne inermi potessero essere gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili.
Una conversazione terribile, che dà il conto dell’odio razziale dei russi per gli ucraini. Ora Olga e Roman sono stati smascherati da Radio Svoboda e vista la reazione indignata della rete, si sono cancellati dai social, dove prima figuravano centinaia di immagini di una coppia normale. Di una famiglia normale. Dove però è anche considerato “normale” che la moglie inviti il marito, ridendo con disprezzo, a stuprare donne ucraine.
Roman è rimasto ferito un combattimento ed è ora ricoverato in ospedale. Non è dato sapere se abbia eseguito gli ordini dei suoi superiori e della moglie di usare violenza su civili inermi, ma quello che emerge da questa inqualificabile storia è che per l’esercito russo lo stupro nei territori invasi è prassi, che i soldati sono autorizzati a farlo. Anche dalle mogli.