Una balla. La scusa dell’espansione della Nato verso Est, che avrebbe irritato la Russia e il suo presidente al punto di scatenare la sanguinosa guerra in Ucraina, paese accusato di volersi occidentalizzare troppo, è una balla. Lo dice il Founding Act fimato a Parigi nel 1997 dalla Nato e dalla Federazione Russa, in cui veniva chiaramente specificato che in futuro ci sarebbero stati nuovi ingressi, come ricorda oggi il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa. L’accordo, peraltro, prevedeva l’impegno dell’Occidente a non installare verso est armi nucleari, e infatti nei territori di confine non sono stati mai neppure posizionati sistemi missilistici in grado di essere armati con testate nucleari.
Non solo. Quando nel 1999 alla Nato aderirono Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria Mosca non si scompose più di tanto, e nel 2002 al vertice Nato di Pratica di Mare a cui partecipò anche Putin “venne approvata la costituzione di un Consiglio a 20, cioè non più un organo in cui la Federazione Russa si doveva misurare con la Nato nel suo complesso – ricorda Camporini -, ma un organismo in cui Mosca si sarebbe potuta sedere con dignità pari a quella di qualsiasi altro stato membro”.
Tuttavia le intenzioni del Cremlino erano assai diverse. Putin ha detto e fatto di tutto per deteriorare i rapporti con l’Occidente, nonostante la Nato in questi anni non abbia cambiato posizione. Dal 2013 a Kaliningrad sono stati schierati progressivamente i missili Iskander, dal 2018 posizionati in maniera permanente. A due passi dal cuore dell’Europa. Si tratta di un arsenale che può essere armato con testate nucleari. Perciò è la Russia che da anni minaccia l’Occidente, non il contrario.