Sono oltre 14mila i russi arrestati per aver manifestato o mostrato dissenso verso la invasione ordinata da Putin in Ucraina. Il leader della opposizione Navalny invita il suo popolo a scendere in piazza per manifestare ogni domenica ma la repressione in Russia è fortissima.
Le testimonianze di chi viene fermato sono scioccanti. Oltre al carcere e alle multe, niente avvocati, botte, teste spaccate, minacce, taser, telefoni sequestrati e rotti, insulti.
Il Giornale riporta la testimonianza di Alexandra Kaluzhskikh, attivista di 26 anni in piazza a Mosca il 6 marzo. Alexandra ha registrato con un cellulare nascosto il suo arresto. Mentre la ragazza invocava i suoi diritti costituzionali, i poliziotti la colpivano con bottiglie piene d’acqua in faccia, sulla testa, sulle gambe. “Scimmia, guarda che tette del ca…”. E ancora, “Siete i nemici della Russia. Putin è dalla nostra parte”. La registrazione è stata pubblicata da Meduza, una testata indipendente in russo.
Ed è di queste ore la notizia che Elena Osipova, la 77enne sopravvissuta all’assedio nazista di Leningrado, contraria alla guerra voluta da Putin (e che per questa ragione il 3 marzo era stata trascinata via dalla polizia), è tornata in piazza a San Pietroburgo. La nonnina si è rimessa al suo solito angolo, mostrando, in piedi e in silenzio, come prevedono le normative russe sulle manifestazioni dei singoli cittadini, scritte sui cartoni che lei stessa realizza.
“L’indifferenza di oggi ucciderà i tuoi figli domani”, uno di questi. Tanti i passanti e sostenitori attorno a lei, come mostrano alcune immagini che hanno preso a circolare sui social. La donna è stata soprannominata “la coscienza di San Pietroburgo”, la città, tra l’altro, in cui è nato lo stesso zar Vladimir Putin.