Non è ancora chiarissimo a quale “presenza tecnico logistica” faccia riferimento Matteo Salvini con il suo annuncio di voler essere presente sui luoghi del conflitto in Ucraina.
Ma tant’è, se il Capitano intende dare una mano alle associazioni di volontariato o prendersi cura di profughi e rifugiati dopo l’invasione di Putin, non si può che apprezzare la nuova versione social del Capitano: suggeriamo selfie con la felpa della Comunità di Sant’Egidio.
L’importante è che questa nuova sensibilità pacifista che sembra germogliare nel leader leghista non si riveli poi una presa in giro pacifinta, un po’ come quei tizi con la kefiah al collo, la colomba da far volare in una mano e le pietre da scagliare nell’altra.
Grattate il pacifista medio, scriveva Orwell, e troverete un nazionalista fanatico. Il mondo occidentale è pieno di questi furbacchioni che usano la parola pace per proteggere despoti e regimi.
Certamente non sarà il caso di Salvini. Difatti bisogna pur comprenderli i sovranisti. Avevano scommesso tutto su Putin, e adesso che il regime russo ha gettato definitivamente la maschera mostrando il suo volto assassino, è tempo di cambiare l’album di famiglia e ricostituire il proprio pantheon ideale.
Certo non sarà facile trasformarsi in una notte nel Mahatma Gandhi.