Per ricostruire il nostro Paese dopo gli anni brutali della pandemia, dice Carlo Cottarelli, bisogna muoversi verso 3 direzioni. Un piano per la pubblica istruzione, risolvere il problema della disparità di genere e una politica seria della immigrazione. Proviamo allora a declinare super sinteticamente i 3 punti elencati dal Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici della Cattolica di Milano, secondo principi e visione della buona destra.
Istruzione. Se non si pensa a come coltivare merito e talenti al di là che un giovane scelga di studiare il classico o lo scientifico; se oltre all’inglese non si comincia a far masticare coding agli studenti già dalle scuole medie (in Svizzera partono dalle elementari), difficile che il sistema cambi modernizzandosi. Durante il lockdown i Governi avrebbero potuto fare molte più cose per rivoluzionare programmi e didattica e invece ci si ricorda dei banchi a rotelle e dello stress da formazione a distanza.
Secondo, disparità di genere. In questo caso sarebbe opportuno proseguire sulla strada inaugurata da Draghi con la parità salariale, più che litigare quotidianamente sulle quote rosa e il Ddl Zan. Con un appunto a quella parte del mondo imprenditoriale che al di là di quanto propone la politica potrebbe aggiornare se ancora non lo ha fatto il proprio company website, aggiungendo una categoria ‘diversity e inclusion’ nella barra di menù. Come negli Usa. E applicandola.
Terzo, l’immigrazione. In questo caso non dobbiamo avere proprio alcun timore nel dire che la battaglia per lo ius soli può essere una bandiera della destra. A patto che cittadinanza sia sinonimo di vero e orgoglioso rispetto della democrazia, delle sue regole, della lingua e della cultura del Paese nel quale si sceglie di vivere. Di libertà nella sicurezza. Dunque istruzione, genere, immigrazione. Con una destra forte, moderata, liberale, si può ancora rimediare alla pochezza programmatica dei sovranisti italiani.