di Paolo Capra
Sembrava la fine del mondo e l’ennesima prova dei limiti della globalizzazione. Invece, per fortuna, il blocco del canale di Suez è durato solo pochi giorni: abbastanza da creare problemi significativi al commercio internazionale, con ripercussioni che dureranno ancora un po’. Ma non abbastanza da sancire il fallimento dell’economia di mercato, come qualcuno ha sostenuto confondendo, forse, i fatti coi pregiudizi. La vicenda della nave Ever Given, che ha impedito il transito per la via più breve tra Asia ed Europa dalla mattina del 23 marzo al pomeriggio del 29, ci offre tuttavia alcune lezioni importanti.
La prima: quella che molti hanno raccontato come una fragilità, cioè il fatto che il 12 per cento del commercio mondiale passi da quello stretto percorso inaugurato nel 1869, è in realtà la prova di quanto le interdipendenze commerciali sono robuste. Da oltre un secolo, le navi che superano questi 164 chilometri di strada dritta evitano di circumnavigare l’Africa, con una enorme riduzione dei costi, dei tempi e anche dei rischi dei viaggi. Ciò ha consentito una sempre più efficace specializzazione internazionale del lavoro, rendendo tutte le economie coinvolte più efficienti nell’utilizzo delle risorse. Sono poche le opere che possono vantare un effetto tanto rilevante e duraturo nella storia dell’umanità.
La seconda: i danni al commercio internazionale sono stati enormi, ma forse la paura e l’incertezza hanno pesato di più dei problemi concreti. Sette giorni di stop sono tanti, specie se guardiamo la geolocalizzazione delle decine di navi in attesa all’imbocco del canale o di quelle in viaggio verso il Capo di Buona Speranza. Ma, alla fine, è proprio grazie ai grandi interessi che ruotano attorno al canale se si è intervenuti rapidamente e con mezzi sofisticati per disincagliare la nave. Il commercio è un elemento di unità e di pace per la comunità internazionale: tutti avevano interesse a risolvere la situazione il prima possibile.
Infine, la vicenda di Suez – come, su una scala molto più grande, quella del Covid – vale anche da monito sul fatto che, talvolta, l’imprevedibile accade. E tuttavia, un mondo più ricco e dinamico è in grado di intervenire prima e meglio.