di Gabriele Sari
Oggi in Italia i giovani sono distanti dal dibattito che ruota intorno ai temi di carattere politico e sociale. Non hanno più fiducia nella politica e nelle Istituzioni perché negli ultimi anni hanno ricevuto da chi ha governato tante incertezze e poche risposte. Tutto ciò porta le nuove generazioni ad allontanarsi dalla politica in quanto la sentono lontana, come un qualcosa che non merita di essere vissuto attivamente.
È difficile dare torto a questo atteggiamento. Da decenni la politica italiana si è spesso disinteressata delle nuove generazioni: parliamo di una categoria tra le più penalizzate dalle recenti politiche legislative e non solo. La politica ha spesso preferito concentrarsi su altre classi sociali, più redditizie dal punto di vista elettorale, perdendo di vista un concetto fondamentale: i giovani di oggi sono la classe dirigente di domani. Non investire nei settori che permettano alle nuove generazioni di crescere culturalmente e istituzionalmente significa condannare il Paese ad avere in futuro una classe politica che avrà difficoltà ad amministrare la macchina statale.
I partiti politici non aiutano a risolvere questo problema. Il distacco dei giovani è dovuto anche e soprattutto alle promesse non mantenute, ai proclami che si esauriscono negli slogan urlati in piazza, ad una comunicazione politica che fatica a farsi raggiungere e comprendere.
I giovani hanno bisogno di certezze, di un posto di lavoro, di unfuturo che dia loro la possibilità di studiare qua in Italia senza essere poi costretti ad espatriare per mettere in pratica le conoscenze acquisite durante il percorso universitario.
Se dunque la classe politica di oggi ha il dovere di interessarsi alle nuove generazioni, vi è uno speculare dovere per i giovani di interessarsi alla cosa pubblica. È un dovere che deve nascere dalla consapevolezza di giocare un ruolo decisivo nel dibattito istituzionale e governativo di tutti i giorni. Questo vuol dire anche, semplicemente, esprimere il proprio voto in occasione delle elezioni, diritto/dovere che le nuove generazioni sono restie ad esercitare/adempiere.
La Buona Destra, da questo punto di vista, offre una casa a tutti quei giovani che si sentono abbandonati, poco rappresentati, ignorati o addirittura penalizzati dalla classe politica odierna.
In primo luogo, la Buona Destra nasce proprio per essere un’alternativa al populismo della classe dirigenziale che da decenni governa l’Italia e che tanti danni ha causato alle nuove generazioni. Si tratta di un partito che guarda al futuro, che crede nelle enormi potenzialità dei ragazzi, che crede che l’unico modo per assicurare stabilità economica ai giovani sia quello di investire nella scuola, nell’Università e nella ricerca e creare le condizioni economiche che permettano alle imprese di essere competitive nel mercato con la conseguente offerta di posti di lavoro.
Tutto questo occupa un posto di speciale importanza nel Manifesto del partito: la Buona Destra deve ideare e realizzare una politica per la crescita del lavoro in Italia, per l’occupazione dei giovani e per bloccare l’espatrio dei cervelli e facilitare il ritorno in Patria di chi è partito;
In secondo luogo, la Buona Destra contrasta quella che è la “politica della spesa” che, da destra a sinistra insegue demagogicamente gli elettori, raccogliendone strumentalmente tutte le richieste e finanziandole con lo sconsiderato aumento a dismisura del debito pubblico. La Buona Destra è conscia di quanto questo debito pubblico incida sul futuro dei giovani e di quanto sia importante porre fine a quelle spese sostenute soltanto per inseguire e raggiungere il consenso elettorale.
Infine, la Buona Destra non può che essere europeista, consapevole di quanto sia importante, in un mondo globalizzato come quello che viviamo oggi, un organismo sovranazionale che assicuri pace, benessere e stabilità ai popoli. Soprattutto considerati i vantaggi che i giovani hanno tratto dalle iniziative dell’Unione Europea, in termini di investimenti, opportunità, progetti indirizzati agli universitari e ricercatori, all’insegna della libertà di movimento tra gli Stati membri e di una collaborazionesempre più stretta tra le Università di tutta Europa.
Insomma, la Buona Destra crede fortemente che investire nel presente e nel futuro delle nuove generazioni possa permettere all’Italia del domani di avere una classe dirigente all’altezza del Paese che tanto ha bisogno dei suoi giovani migliori.