di Andrea Molle
In inglese è chiamato “landslide”, in italiano si traduce letteralmente come una “frana”, e consiste nella vittoria con una maggioranza schiacciante di un candidato. Questo è quello cui ambisce il partito democratico in America, ma sarebbe più corretto dire che è questo quello di cui ha bisogno Biden per vincere realmente senza che il paese imploda sotto il peso delle conseguenze di una vittoria contestata. A meno che Biden non sia portato alla Casa Bianca dalla tanto sperata “blue tide”, un voto popolare superiore a Trump di almeno il 10% e un numero di grandi elettori ben più alto dei 271 necessari, il presidente in carica ha già annunciato che contesterà l’esisto delle urne.
Nel paese dove tra i numeri rapidi, quello dell’avvocato ha un’importanza pari a quella di un membro della famiglia, non è difficile immaginare che una vittoria risicata di Biden, ma anche una maggioranza chiara ma non schiacciante, potrebbe causare un impasse costituzionale simile a quella cui abbiamo assistito nel 2000 durante la battaglia per la Presidenza tra George Bush e Al Gore. Nel 2000, a seguito di problemi con il voto nello stato della Florida, stato che anche oggi rischia di diventare determinante per l’elezione del Presidente, la Corte Suprema decise che un riconteggio avrebbe messo a repentaglio la stabilità del Paese data la necessaria tempestività nell’eleggere il Capo dello Stato e riconfermò, dolorosamente ma senza troppi indugi, la vittoria di Bush. Ciò avvenne in barba alla Costituzione, che vuole che in caso di parità tra in candidati sia il Congresso, a maggioranza, a decidere il nome del futuro Presidente. Inoltre, la decisione della Corte, per espressa volontà dei suoi membri, incluse una volontà esplicita nell’impedire che una tale decisione fosse un precedente vincolante per il futuro.
Paradossalmente però, nel 2000 si creò un altro precedente e cioé che in caso di contestazione, invece di un riconteggio, sia la Corte Suprema e non il congresso democraticamente eletto a decidere le sorti dell’elezione. Con una Corte che si appresta ad avere una schiacciante maggioranza Repubblicana e favorevole al Presidente uscente, non è affatto una possibilità remota che Trump possa, ancora una volta ed in barba alla volontà popolare, vincere la competizione elettorale più importante del mondo. Se ciò avvenisse le conseguenze sarebbero fatali per l’America. Da un lato, le altamente probabili proteste popolari quasi certamente accenderebbero un conflitto sociale con un solo precedente nella storia del Paese: la Guerra di Secessione. Anche volendo escludere questa evenienza, la sola presidenza Trump, con un Congresso quasi certamente a maggioranza democratica, porterebbe alla paralisi del paese in una fase della politica mondiale estremamente delicata. E il sogno americano si tramuterebbe definitivamente in un incubo. Un incubo in cui tutto il mondo, alla fine, rischierebbe di precipitare.