Se, in questo scontro di civiltà, il possibile “partito del liberalismo italiano” deve rappresentare il tramite con cui perseguire e realizzare il reale rinnovamento della politica, dell’impianto istituzionale in cui opera, del suo linguaggio, caso contrario non ha senso, bisogna partire proprio da quest’ultimo e dalla coltre di retorica con cui è avvolto.
In questo percorso “didattico”, avendo l’obbiettivo di superare il cattocomunismo foriero del populismo sovranismo illiberale dei giorni nostri, non è solo ridare senso a parole come riformismo e progressismo – oggi altamente inflazionate – ma soprattutto partire da una domanda che in sé racchiude tutto un programma: l’antifascismo ci serve ancora?
Si tratta di una domanda su una questione che rappresenta un tabù, ma è venuto il momento di porre il tema dell’uso strumentale della retorica antifascista. Le vicende di Ucraina e Israele, cioè i luoghi in cui si difende armi in pugno il liberalismo, hanno diversi aspetti in comune in quanto stati aggrediti. Israele poi è aggredito con continuità da decenni. Entrambi però, in comune, secondo una certa narrazione, vengono visti come aggressori e quindi qualificati come nazisti e in nome dell’antifascismo viene sostenuto chi li combatte.
Stratagemma da sempre utilizzato dal mondo comunista principalmente in Italia. La retorica dell’antifascista è una sorta di lasciapassare per essere accreditati come democratici anche quando comunisti, senza considerare il fatto che il totalitarismo comunista contiene in se l’autoritarismo fascista.
Oggi siamo invasi da manifestazioni pro-Putin, pro-Palestina, da antisemitismo e antisionismo, tutto in nome della retorica dell’antifascismo.
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È questa retorica che fa negare l’evidente: il 7 Ottobre si è scatenato un femminicidio di massa, quelli di Hamas non sono ‘partigiani” ma terroristi, il popolo palestinese non esiste e mai è esistito, Arafat e l’OLP sono stati una invenzione del KGB ai tempi della guerra fredda logicamente in chiave antioccidentale, non si possono costruire kilometri e kilometri di gallerie, trasformare edifici pubblici in caserme mimitizzate senza la complicità di chi vive a Gaza, ne si può continuare ad ignorare il fatto della esultazione della popolazione per le atrocità compiute da Hamas il 7 Ottobre distribuendo dolci per strada, ne si può continuare a negare che il vero genocidio è quello compiuto da Hamas usando le persone come scudo umano, ne si può continuare l’ipocrita idea di due popoli, due stati quando uno non sarà mai basato su democrazia, libertà, stato di diritto.
Oggi le donne ebree non possono “festeggiare” l’8 Marzo, i giornalisti vengono insultati in quanto ebrei, viene contestata una semplice presentazione di un libro per giunta su Golda Meir esponente socialista.
Episodi che andrebbero considerati per ciò che sono: attacco alla democrazia e alla libertà che ci riportano agli albori del nazismo e fascismo.
Se c’è un ipotetico rischio di ritorno del fascismo va cercato qui e non in qualche statuetta esposta in casa dal primo “ridicolo” di turno. L’antifascismo va tolto dalla costituzione, la seconda Repubblica non può sorgere se non viene estirpato questo retaggio culturale imposto dal cattocomunismo che ha condizionato il passato e il presente della nostra storia e che di fatto impedisce l’emancipazione della comunità italiana.
L’antitotalitarismo senza se e senza ma deve diventare il collante, il nuovo patto fondativo in cui tutti, senza esclusione alcuna, si riconoscono, senza vessilli di parte, sotto un’unica bandiera: il nostro tricolore.
L’antitotalitarismo è sentimento patriottico, democratico, liberale, europeo, l’antifascismo NO!
Oggi la destra che governa il paese è estremamente pericolosa non perché vorrebbe riportare il Paese ai “fasti” del ventennio ma perché populista sovranista e per questo illiberale e incapace di governare l’Italia, come del resto la sua opposizione di sinistra, nel contesto globale.
In Ucraina e in Israele si combatte e si muore in nome della libertà, noi liberali abbiamo il dovere di contrastare in patria tutto ciò che tende a colpire i valori di libertà e democrazia e per questo è il momento di dire basta all’uso strumentale dell’antifascismo, a “bella ciao”, alle nefandezze dell’antisemitismo e dell’antisionismo. Il nostro faro deve diventare uno ed uno soltanto: tolleranza zero.