Nella costante ricerca di un capro espiatorio per i problemi legati alla politica migratoria italiana, il governo Meloni ha recentemente puntato il dito verso un presunto “eurocomplotto” orchestrato per sabotare il memorandum con la Tunisia.
Naturalmente nessuna prova, ma alcune speculazioni si. Imboccato dal governo, il quotidiano “Il Giornale” ha indicato Brando Benifei e Pietro Bartolo, due deputati del Partito Democratico, come cervelli di questa presunta cospirazione. Rimasti nell’ombra sembrerebbe che la loro influenza a Bruxelles sia sconfinata, i burattinai che muovo Ursula.
Peccato che nella realtà dei fatti i due contino poco in Belgio.
D’altra parte, la posizione ufficiale dell’Unione Europea, rappresentata dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, è chiaramente a favore della strategia italiana riguardo agli accordi con i paesi terzi e alla lotta contro i trafficanti di esseri umani. Von der Leyen ha anche dimostrato un impegno continuo nel lavorare per attuare il memorandum con la Tunisia, nonostante le sfide e le critiche.
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Le vere difficoltà nella gestione delle migrazioni sembrano essere radicate a Tunisi, dove il presidente Kais Saied sembra rifiutare categoricamente di intraprendere le riforme necessarie. La sua politica di caccia ai migranti subsahariani contribuisce all’incremento dei flussi migratori verso l’Italia.
La domanda che emerge è se il governo italiano abbia fatto bene a mettere troppa fiducia in un leader populista come Saied. Forse, anziché cercare capri espiatori inesistenti, sarebbe stato più saggio considerare attentamente la situazione in Tunisia e lavorare su una strategia migratoria più realistica e basata su solide fondamenta.
Invece di dare la colpa a un presunto “eurocomplotto”, l’attenzione dovrebbe essere concentrata su come affrontare le vere sfide e trovare soluzioni concrete. Al momento, sembra che la Tunisia rappresenti il principale ostacolo, e sarebbe saggio considerare questo aspetto nella pianificazione futura della politica migratoria italiana.