La guerra non conosce confini. Può irrompere in un momento, stravolgendo la quiete di una serata trascorsa tra amici, come accaduto a Victoria Amelina, scrittrice ucraina, una delle vittime dell’attacco missilistico avvenuto in un ristorante di Kramatorsk il 27 giugno.
Il 24 giugno, mentre i droni volavano alto nel cielo di Kiev, Amelina decise di organizzare una lettura di poesia, una sfida lanciata contro ogni difficoltà. Scrittrice di successo, vincitrice di premi letterari e attiva nel mondo dei festival culturali, Amelina era un feroce critico dell’occupazione russa. La sua lotta contro l’occupante, però, si è conclusa in maniera tragica: colpita gravemente nell’attacco missilistico, è morta per le ferite riportate tre giorni dopo, mentre cenava con giornalisti e scrittori colombiani.
Amelina era un’instancabile combattente della libertà, una figura eroica che usava la sua penna al posto di un fucile. Nel 2021, aveva dato vita al “Festival della Letteratura di New York”, un evento che si teneva in un piccolo villaggio del Donbass. Con l’inizio dell’occupazione, tuttavia, decise di cambiare il nome dell’evento in “Combattiamoli con la poesia”, un atto simbolico della sua resistenza.
La scrittrice, nata il primo gennaio del 1986, aveva rappresentato l’Ucraina al World Pen Congress in India nel 2018, tenendo un discorso sul regista ucraino Oleg Sentsov, prigioniero in Russia. L’anno scorso, aveva aderito all’organizzazione per i diritti umani Truth Hounds, impegnandosi nel documentare i crimini di guerra nei territori liberati, in particolare a Kapitolivka, nella regione di Izyum.
Il suo lavoro di documentazione non si limitava alla raccolta di prove. Aveva anche recuperato il diario del suo amico, lo scrittore Volodymyr Vakulenko, rapito e ucciso dai russi. Mentre ricostruiva la storia del suo amico e il crimine che lo aveva portato alla morte, Amelina scriveva un saggio in inglese, “War and Justice Diary: Looking at Women Looking at War”, raccontando la battaglia delle donne ucraine che, come lei, perseguivano i crimini russi e li documentavano con tenacia tra i pericoli della guerra.
Nonostante l’intensa lotta che stava conducendo, Amelina riusciva a trovare il tempo per il sorriso, immortalata in fotografie scattate in tutta l’Ucraina e riempiva i social media con immagini di edifici distrutti e vite sconvolte. Nel 2014, aveva pubblicato il suo romanzo d’esordio, “Sindrome di novembre o Homo Compatiens”, un libro che le valse riconoscimenti e traduzioni in diverse lingue. Ma oltre alla sua produzione letteraria, Amelina combatteva una lotta incessante per i diritti umani.
Il 27 giugno, Amelina si trovava al Ria Pizza di Kramatorsk, in compagnia del deputato Sergio Jaramillo, dello scrittore Héctor Abad e della giornalista Catalina Gómez. Tutti e tre sono rimasti feriti nell’attacco, ma le condizioni di Victoria erano più gravi. A seguito delle sue ferite, è deceduta il primo luglio all’ospedale Mechnikov di Dnipro, cinque giorni dopo l’attacco al ristorante, che ha causato tredici vittime.
Ora il suo nome è quello che l’Ucraina piange. Il suo impegno, la sua poesia, la sua voce, sono divenuti simboli di resistenza e di lotta per la verità. Il suo ultimo tweet, pubblicato il 24 giugno, ha un significato ancora più profondo: “La guerra è quando non puoi più seguire tutte le notizie e piangere tutti i morti al posto tuo a un paio di chilometri di distanza. E tuttavia non voglio smettere di impararne i nomi”.
La morte di Victoria Amelina è un altro triste capitolo nel conflitto russo-ucraino, un’ulteriore tragedia che alimenta le fiamme di una guerra che sembra non avere fine. La sua battaglia, però, continuerà attraverso le sue parole e il suo impegno, che vivranno nel ricordo di coloro che continuano a lottare per la verità e la giustizia.