Se il ministro Nordio incassa e tace, lui che da garantista ha dovuto piegarsi all’introduzione di una norma da stato di polizia, a chiedere già la revisione del decreto appena varata ci pensa Forza Italia. Che di fatto ha già contestato il documento in Cdm e che ora attacca la Meloni su un provvedimento di estrema destra che spaventa i moderati per la svolta illiberale che comporta. “Una norma che sta in un decreto legge è soggetta al vaglio del Parlamento e anche alla revisione dello stesso governo – chiarisce il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto -. Noi abbiamo interesse a scrivere buone norme. La norma vuole punire solo i rave, è evidente che le scuole e le piazze devono essere escluse da questa norma, deve essere chiaro che la libertà di pensiero non deve essere conculcata dove non c’è uso di violenza. Sulla norma si può e si deve a mio avviso lavorare per renderla più tipica, tassativa e puntuale nel corso del dibattito parlamentare per evitare disinterpretazioni che ne possano tradire il senso”. Insomma, per Sisto e per Forza Italia la norma, considerata troppo restrittiva e ambigua, perché così come varata comprende anche gli assembramenti degli studenti nelle scuole e nelle università o dei lavoratori nei sit-in sindacali, va rivista. “L’intenzione è quella di colpire i rave, ossia situazioni in cui, soprattutto a causa del largo uso di sostanze stupefacenti, si creano pericoli concreti per l’ordine e la salute pubblica – aggiunge -. Proprio l’uso di sostanze stupefacenti può essere utilizzato come elemento per tipizzare la fattispecie”: Manco a dirlo, Forza Italia è assolutamente contraria alle intercettazioni. “La pena deve essere contenuta perché le intercettazioni non siano possibili – conclude -, tantomeno quelle preventive. L’unico sistema certo per ottenere questo risultato è quello di portare la pena a un livello che ne inibisca l’uso”.
Insomma, sul decreto anti rave la Meloni e il suo governo sono andati a sbattere alla prima curva. E la maggioranza si è già spaccata. “L’invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10mila”: questo recita l’articolo 434-bis di riforma del Codice penale, partorito dal ministro Piantedosi in poche ore, ed è evidente che, nonostante le rassicurazioni del Viminale e del governo, non si possa riferire il contenuto solo ai rave party e rappresenti una palese limitazione alla libertà dei cittadini. Perché “terreni o edifici altrui, pubblici o privati” sono anche le università, le piazze. La sensazione è che le maglie della discrezionalità nell’interpretazione potrebbero allargarsi al punto da creare un clima da stato di polizia.