Soldi. I soldi per la ricostruzione e lo stop all’invio di armi a Kiev in cambio della libertà: è questa, in estrema sintesi, la strategia di Silvio Berlusconi per far sedere Zelensky sul tavolo delle trattative.
Nell’ultimo libro di Bruno Vespa, il Cav spiega, alla domanda su se si possa arrivare ad un armistizio: «Forse: solo se a un certo punto l’Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l’Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa».
“In questa situazione – spiega Berlusconi a Vespa nel libro “La grande tempesta” – noi non possiamo che essere con l’Occidente nella difesa dei diritti di un Paese libero e democratico come l’Ucraina”. Sullo stop alle armi, preferendo l’invio di massicci aiuti economici per la ricostruzione, Vespa obietta che Putin dovrebbe almeno lasciare le due regioni (Kherson e Zaporizhzhia) occupate e annesse dopo le altre due del Donbass (Donetsk e Luhansk). Berlusconi sembra d’accordo, pensa però che non si dovrebbe discutere l’appartenenza alla Federazione Russa della Crimea e fare un nuovo referendum nel Donbass con il controllo dell’Occidente. E’ convinto che Putin sia ‘un uomo di pace’, confessa a Vespa che ha provato a chiamarlo due volte senza esito all’inizio della guerra e dopo non ha più insistito.
Dopo le discutibili dichiarazioni sulla “dolcezza della lettera” che Putin gli aveva inviato in occasione del suo 86esimo compleanno, un’altra affermazione del leader di Forza Italia che pesa come un macigno e che, adesso, bisognerà capire se inciderà sul sostegno ai prossimi decreti di invio di armi, in preparazione da parte del governo Meloni.