Sì, Licia Ronzulli è stata eletta capogruppo di Forza Italia in Senato. E Silvio Berlusconi, giunto di proposito a palazzo Madama, si è subito complimentato con lei: “È brava in tutto quello che ha fatto e lo sarà anche in questo ruolo”. Il Cavaliere continua a far richieste e domanda “pari trattamento con la Lega”; ha fatto pure sapere che “sarà consigliere della futura premier, come mi ha chiesto lei” (una frase quest’ultima che sembra la solita boutade lanciata lì). Ma non sono delle vere e proprie “conquiste” per il fondatore di Forza Italia, abituato a ben altro.
Ormai appare evidente che il Caimano non azzanni più: da ieri Arcore non è più la capitale del centrodestra. Un passaggio, che potremmo definire epocale infatti quello della visita di Silvio Berlusconi nella sede di FdI. Simbolicamente vuol dire due cose: da un lato la presa di coscienza del leader azzurro, dopo un inizio faticoso, della vittoria di Meloni alle urne; dall’altro la certezza che la leader di Fratelli di Italia dovrà pensare non soltanto alle urgenze del paese, ma anche ai rapporti con gli alleati se vuole guidare un esecutivo. Strada tutta in salita dunque, verrebbe da dire. Perché è vero che gli elettori hanno affidato a Meloni un mandato pieno, ma nei fatti la leader di FdI non gode del pieno supporto di Berlusconi e Salvini.
I dissapori nella coalizione sono evidenti: Meloni sa di non poter eccedere nell’affermazione della propria leadership: sarebbe anche questo un errore fatale, che potrebbe innescare meccanismi di auto-difesa negli alleati, i quali hanno mostrato di essere già in sofferenza. Una poltrona per tre non è possibile, che fare dunque? Non si può non essere d’accordo con Francesco Verderami, che in un editoriale uscito sul «Corriere della Sera» oggi scrive che “l’intesa sulla squadra di governo non esaurirebbe (e non esaurirà) i problemi della coalizione, messa in tensione dai problemi interni delle forze che la compongono”. Lo stesso giornalista evidenzia giustamente che all’esecutivo non sarà concesso tempo per una fase di assestamento. Le urgenze dell’Italia sono altre: c’è la guerra in Ucraina con tutte le sue drammatiche conseguenze in primo piano.
Meloni non avrà a disposizione una fase di rodaggio: tra l’altro su di lei continuano a guardare con attenzione l’opposizione e i partner internazionali. “La leader di FdI dovrà superare un doppio e difficile crash-test”, evidenzia Verderami. Nessuno ha la sfera di cristallo, ma l’impressione ad oggi è che alla fine la futura premier si lascerà logorare quotidianamente dai suoi stessi alleati.