Meno di un mese e il governo Truss è già al capolinea, schiantatosi da solo contro la realtà dopo aver varato un pacchetto di provvedimenti fiscali populisti ma insostenibili. “Quasi tutto il pacchetto fiscale introdotto il 23 settembre sarà cancellato”: l’annuncio è arrivato direttamente dal nuovo cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, che ha anche chiarito come non verrà attuata la riduzione, dall’aprile 2023, dell’aliquota fiscale base sui redditi minori dal 20 al 19%, rinviata a tempo indeterminato. La manovra fiscale e le norme ultraliberiste della Truss, dunque, sono state bocciate dai mercati dopo aver causato una bufera in borsa e sui mercati, al punto da rischiare addirittura di far cadere il governo insediatosi da poche settimane.
Di fatto il cancelliere Hunt ha commissariato la Truss, almeno per ciò che concerne le politiche economiche britanniche, e ha ingranato la retromarcia: non ci sarà la mini manovra di bilancio che prevedeva tagli di tasse in deficit per 45 miliardi di sterline, già costata la testa del predecessore dell’attuale cancelliere, Kwasi Kwarteng. Ma non ci saranno neanche le sovvenzioni pubbliche annunciate dal governo di Liz Truss il mese scorso per sterilizzare i rincari delle bollette energetiche a carico di famiglie e imprese causati dalla crisi internazionali e della guerra in Ucraina. La bocciatura dei provvedimenti ultraliberisti sono un estremo tentativo di normalizzare la situazione di crisi generatasi in UK, ma sembra anche il preludio di una sostituzione del primo ministro Tory in sella da meno di tre mesi, con un nuovo cambio di leadership e di premiership. Il fallimento dei conservatori britannici è sotto gli occhi di tutti: Giorgia Meloni prenda nota e si regoli di conseguenza.