Alla fine la spunterà lei, anche a costo di cedere qualcosa all’alleato “dissidente” Berlusconi, ma se c’è una cosa che la triste vicenda di una maggioranza esplosa prima di cominciare è che Giorgia Meloni sarà anche “non ricattabile”, come lei stessa si è definita (ma tutti capi di coalizione poi alla fine un po’ lo sono), ma certamente non padroneggia la diplomazia e la capacità di mediazione richieste a chi aspira a governare un Paese politicamente instabile come l’Italia.
A cominciare da oggi, dall’incontro col Cav a via della Scrofa, Meloni dovrà infatti proprio dimostrare di saper mediare, di avere equilibrio, perché il futuro di un governo per cui ancora non ha ricevuto l’incarico dipende (anche) dalla coesistenza, il più pacifica possibile, con i colleghi di maggioranza. Funziona così nelle democrazie parlamentari e nelle coalizioni. Aver ottenuto un ampio consenso elettorale, infatti, non basta a Fratelli d’Italia per imporre le proprie assolute condizioni. Meloni non è la domina della coalizione, deve imparare a dialogare e a mediare anche su temi spinosi e situazioni controverse. Che, viste le distanze e le enormi differenze che esistono del centrodestra, saranno molteplici.
Stando alle indiscrezioni, poi, il Governo Meloni potrebbe assegnare posti strategici a ministri leghisti e, se trova l’accordo con Berlusconi, forzisti. Perché non può farne a meno. Quindi la premier in pectore non può considerarsi “blindata”: il soccorso dell’opposizione per l’elezione in Senato di La Russa lo ha dimostrato. A Palazzo madama, senza Forza Italia non ha la maggioranza, e anche col “soccorso rosso” sarebbe risicata.
La nuova legislatura non inizia sotto i migliori auspici per Meloni. La futura capa del Governo deve perciò imparare l’arte della diplomazia, se intende restare (una volta che vi si sarà insediata) a Palazzo Chigi.