“Cinquanta miliardi subito per le bollette o l’economia non reggerà”. Torna a chiedere un immediato impegno del governo al sostegno di famiglie e imprese il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, di fatto riproponendo la proposta di Azione presentata da Carlo Calenda qualche giorno fa.
“Se cade l’industria cade il Paese, chiudono le imprese e si perde lavoro – spiega su La Stampa Bonomi, rilanciando il suo ‘patto sociale per l’Italia’ -. Se l’Europa non fa l’Europa, allora tocca all’Italia: 40-50 miliardi si possono trovare nei mille e rotti miliardi di spesa pubblica. Altrimenti uno scostamento di bilancio potrebbe dimostrarsi inevitabile”.
“Scontiamo decenni di errori e scelte sbagliate, non ci si salva con la bacchetta magica – dice ancora il numero uno degli industriali -. L’Europa non sta dimostrando la stessa condivisione di intenti della crisi pandemica. Sono otto mesi che Draghi cerca di cucire a Bruxelles una opzione coordinata. Ma per veti nazionali, l’Europa solidale dell’energia non è ancora nata. Nell’attesa, il governo Draghi ha adottato una serie di provvedimenti nazionali di emergenza e sfruttato le maggiori entrate fiscali dovute al rimbalzo economico. Ora il rimbalzo è finito. L’economia rallenta. Il prossimo governo, se non potrà contare sulla solidarietà europea per frenare la bolletta energetica, e non avendo entrate fiscali in crescita, dovrà ricorrere ad altre risorse. Servono il tetto al prezzo del gas e un Next Generation Eu per l’energia come si è deciso per il Covid. Senza, l’Italia sarà a un bivio: salvare industria e famiglie per salvare il Paese oppure finire in una profonda crisi sociale. Il governo, nel caso, non dovrebbe annunciare unilateralmente altro debito, dovrebbe presentare in Europa e ai mercati la decisione dicendo ‘non siamo noi che vogliamo fare debito, è l’Europa che non fa l’Europa, perché se ogni membro fa a modo suo si rompe il mercato unico’”.
Bonomi non boccia il reddito di cittadinanza, ma “così com’è non funziona – incalza – perché c’è disparità nella difesa dei poveri e lo strumento ne intercetta più alcuni (nel Sud) che altri (nel Nord). È stato un fallimento inserire nel reddito le politiche attive del lavoro che sono tutt’altra cosa. Non hanno mai funzionato. Il risultato è che oggi bisogna trovare un posto di lavoro ai navigator nell’amministrazione”.
Il presidente di Confindustria traccia uno scenario apocalittico, se non si interviene subito, con risvolti peggiori di quelli dovuti alla pandemia. “Questo è un momento molto delicato per il paese e per le industrie, senza industria non c’è l’Italia – conclude -. Se chiudiamo migliaia di imprese, vengono meno centinaia di migliaia di posti di lavoro. I problemi sono gli stessi per tutti. Il costo per energia e la burocrazia pesano a Torino come in Calabria. Le infrastrutture, poche o tante, frenano a Milano come e Cagliari. C’è chi vuole palleggiare le questioni, ma non è così. La politica deve dare una risposta alle questioni nell’interesse del paese perché poi i suoi errori li pagano imprese e famiglie”.
In quest’ottica, vale la pena di considerare la proposta di Azione per il caro energia: tetto massimo in bolletta di 150 euro/Mwh per l’elettricità e di 100 euro/Mwh per il gas, almeno fino a marzo 2023: le risorse a copertura, propone Carlo Calenda, potrebbero essere reperite grazie ad un aumento da 5,1% a 5,6% del deficit, alle aste ETS e alla mancata applicazione del credito di imposta per l’energia.