Ma sul serio siamo arrivati al punto che si può dire tutto e il contrario di tutto? È aberrante come l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov abbia ieri sera a “Porta a porta” stravolto gli ultimi eventi della guerra in Ucraina (anzi, sbagliato per lui come per tutti i filoputiani chiamarla così!): ha dribblato le domande scomode, rispondendo in principio soltanto a ciò che voleva; poi si è appellato al silenzio diplomatico quando proprio non era possibile più difendere le posizioni dello zar. Propaganda? Ben oltre. Uno spettacolo desolante. Che Imbarazzo! Ad un certo punto si faceva davvero fatica a seguire le assurde tesi di Razov. Alcuni esempi? Quando i media italiani scrivono di ciò che a Mosca non si può nominare, vale a dire l’invasione dell’Ucraina, voluta dello zar, diffondono «fake news». Mosca«non ha annesso nessun territorio ucraino», e il gas in fondo al mare che non arriva più nelle nostre case sono «la Ue e l’Italia a non volerlo più», mica è colpa del Cremlino. Questo ha ripetuto come un “disco rotto” Razov, che da nove anni vive da noi.
Paradossale poi l’attacco all’Italia da un Paese che non consente la libertà di stampa: «Quando è iniziata l’operazione speciale Putin ha spiegato i motivi di una decisione difficile. La geopolitica è la scelta del male minore», ha detto Razov, per poi rimarcare: «in quelle regioni vive il 15% della popolazione ucraina: sarà il caso di ascoltarli? Per otto anni in seminterrati, i bambini non vedevano la luce… Vengono pubblicate cose sui media occidentali che una persona normale può leggere e ascoltare solo per condanna di un tribunale o sotto narcosi. Ogni giorno sfoglio i principali giornali italiani, fake news è la cosa più leggera che si può dire di quanto viene pubblicato». No, non sono bufale. È chiamare le cose con il loro nome. Non è «un’operazione speciale», ma una folle guerra. Non è «geopolitica», ma una strage di innocenti. Le immagini parlano chiaro.
Ma il punto più alto, Razov lo ha raggiunto quando ha parlato di negoziati: «Putin ha detto che siamo a favore del cessate il fuoco e di sederci a un tavolo. Ma il presidente Zelensky dice che l’Ucraina non negozierà. Bisogna aspettare che cambi idee, o che l’Ucraina cambi presidente». Ed è qui che Bruno Vespa ha sbottato: «Avete provato a farlo sparandogli». Un modo garbato per dire: ora basta. Totò avrebbe detto: “Ogni pazienza ha un limite”, santo cielo.