«Se crolla tutto ne risponderai». Nelle parole di Giuseppe Conte verso il premier olandese Mark Rutte, il “falco” che vuole tagliare il più possibile gli aiuti Ue agli stati in grave crisi post-Covid, c’è la dimensione del baratro verso cui viaggia l’Unione. E mentre i sovranisti “straccioni” esultano e fanno calcoli politici interni incapaci di vedere oltre l’orizzonte del proprio naso, c’è chi parla di responsabilità. Se l’Europa vuol tornare ad essere un’unione reale, quella disegnata dai suoi padri fondatori, servono solo due cose: solidarietà e fermezza nelle decisioni.
E serve rinunciare al sovranismo straccione, parolaio e inconcludente che ha trovato anche in Italia i suoi peggiori interpreti di sempre. Scrive nel 1948 Luigi Einaudi: «Il problema fondamentale della società moderna non sarà avviato a soluzione, se gli uomini non si persuaderanno che esiste un solo vero nemico del progresso e della libertà e questo è il mito dello stato sovrano, il mito della assoluta indipendenza degli uomini viventi in un dato corpo politico dagli altri uomini viventi in ogni altro corpo politico. Quel mito e null’altro fu alla radice delle due grandi guerre mondiali, poiché lo stato, ove sia sovrano perfetto, non può non essere autosufficiente in se stesso, ed è costretto a conquistare lo spazio vitale bastevole alla sua propria vita indipendente»