Il Nobel per la Letteratura 2022 è andato ad Annie Ernaux, autrice anticonformista, pubblicata in Italia da una piccola casa editrice, «L’Orma», che propone un catalogo sorprendente, meraviglioso. La notizia dell’assegnazione dell’ambito riconoscimento è stata accolta con entusiasmo da Marco Federici Solari, editore de «L’Orma», nonché studioso di letteratura comparata che all’«HuffPost» ha confessato: «Ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. È un sogno che si realizza». Il Premio è stato assegnato ad Annie Ernaux dall’Accademia svedese «per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale». Ed è un traguardo importante per lei, ma per tutte noi.
Nata a Lillebone, in Normandia, nel 1940, Annie Ernaux è la diciassettesima donna a vincere il Premio Nobel per la Letteratura. Attraverso un’opera essenzialmente autobiografica, con memoir come Il posto, Memorie di una ragazza, La vergogna, è stata capace di sfogliare petalo dopo petalo l’intimità della donna, che a partire dal secondo dopoguerra ha visto mutata la sua condizione nella società francese. Ernaux ha riportato su carta i sussulti del corpo, le sensazioni, i pensieri. Una scrittura la sua che non cede mai al sentimentalismo, ma che è viva, coinvolgente. Figlia di un bottegaio, femminista, sempre pubblicata da Gallimard, Annie Ernaux ha pubblicato nel corso degli anni una serie di opere in cui lei fa i conti con l’infanzia, lo studio come riscatto, il tabù del sesso, il fallimento del matrimonio, la morte dei genitori. Tutto condito dai sensi di colpa di una figlia che crede di aver tradito la sua classe sociale per entrare tra i “dominanti”.
«Scrivo stando immersa nel mondo, il mondo continua a essere cruciale per la mia scrittura. La mia presenza nel mondo giustifica la mia scrittura. Per questo sento il bisogno di testimoniare ciò che vedo», le sue parole in una recente intervista concessa a “Donna Moderna”. E la sua storia personale è diventata una vicenda collettiva, che racconta non di una, ma di tutte le donne. Per lei la scrittura è sempre stata vissuta come un atto politico, un modo per denunciare i privilegi di quei pochi, che non riescono neppure lontanamente ad concepire le sofferenze delle classi subalterne. I suoi libri non sono dei romanzi in senso stretto, ma un ponte che unisce sociologia e storia; essi sono concepiti come delle “testimonianze”, delle tracce da lasciare dopo di sé alle generazioni future. Tant’è, che come dicevamo, Annie Ernaux utilizza un modus scribendi scarno, asciutto, privo di virtuosismi e lontano da ogni retorica. Dal romanzo “L’evento”, in cui lei racconta la dolorosa esperienza di un aborto clandestino quando era studentessa, è stato tratto il film «L’Événement», che ha vinto il Leone d’oro al miglior film alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. L’opera sua più nota è “Gli anni”, tradotto e pubblicato in Italia, come tutti gli altri, da Lorenzo Flabbi per la casa editrice, “L’Orma”.