E’ una realtà ormai globale che il tema dell’immigrazione, sebbene destinato ad incidere drammaticamente sugli sviluppi politici del futuro più di quanto abbia già fatto in passato, sia stato ormai degradato alla falsa dicotomia tra le posizioni estreme dell’accoglienza indiscriminata e quella del rigore xenofobico. Paradossalmente, nessuna forza politica che si dice moderna dovrebbe farsi, anche solo a parole, promotrice dell’una o dell’altra soluzione.
Una questione cosi’ complessa come l’immigrazione necessita oggi più che mai di una riflessione che, per definizione, sfugge alle logiche e soprattutto alle necessità di un panorama politico in continua campagna elettorale. Tuttavia è nella propaganda elettorale e soprattutto sui social media che questa tendenza emerge e si rafforza. Una comunicazione politica rozza e becera che, in aggiunta a sputare stereotipi sui migranti, considera di fatto gli elettori degli utili idioti incapaci di andare oltre i pregiudizi e cogliere invece le sottigliezze e le complessità di un tema cosi’ importante nella loro vita quotidiana.
E’ giunto il tempo di cambiare. Qui, ovviamente, ci occupiamo di ciò che avviene a destra e lasciamo alla sinistra il compito di mettere ordine nella propria costellazione politica e confusione ideologica. E a destra, come abbiamo già avuto modo di notare in passato, e’ mancato fino ad oggi un soggetto politico che sapesse affrontare l’immigrazione in modo non strumentale e spesse volte terroristico e xenofobo senza venire accusato di essere di sinistra. Lega e Fratelli d’Italia in primis sembrano solo voler generare supporto sfruttando un’atmosfera di terrore permanente, coltivando le paure invece che promuovere il rigore e la sicurezza. Meglio regnare all’inferno che servire in paradiso, si diceva una volta. Lungi dal voler governare il fenomeno migratorio, forse volutamente forse per incompetenza, quando vengono messe alla prova le due forze politiche che oggi si candidano alla guida del paese si rivelano incapaci di trovare soluzioni efficaci.
Senza falsa modestia, oggi finalmente esiste una forza politica capace di affrontare questo e altri temi spinosi della società italiana perché la Buona Destra si candida a riempire quel vuoto. E il suo punto di partenza, e dunque di arrivo, è completamente diverso da Salvini e Meloni; non semplicisticamente opposto, per non ricadere nella suddetta falsa dicotomia. Partendo dal presupposto che l’accettazione in una società cui non si è nati non e’ un diritto ma un privilegio, è tuttavia necessario conciliare il fine dell’accoglienza con il metodo del rigore. Fare propria la nozione che i flussi migratori non si possono certamente arrestare in un mondo che, nonostante lo stop imposto dall’attuale pandemia, e’ sempre più interconnesso sia economicamente che politicamente.
E’ certamente doveroso allora distinguere tra immigrati che arrivano in Italia tramite un percorso legale e quelli che, per varie ragioni, arrivano illegalmente. Ciò è particolarmente vero per gli immigrati che provengono dall’Africa e, in misura minore dell’Europa orientale. E’ necessario poi distinguere tra rifugiati, che per diverse ragioni sono costretti ad abbandonare il proprio paese e si trovano a vivere nella più completa disperazione, migranti climatici, il cui profilo si sta man mano delineando sotto il profilo del diritto internazionale, e migranti economici che vedono nell’Italia il paese dove realizzare il loro sogno di creare una famiglia. Infine, si deve certamente distinguere tra immigrati che dimostrano di possedere un alto profilo morale e quelli che delinquono; supportare i primi nel loro percorso di integrazione non esclude la necessita’ di essere rigorosi nel rimpatriare, punire e nel lungo termine scoraggiare i secondi dal considerare l’Italia una possibile meta.
Il metodo del rigore non e’ incompatibile con l’accoglienza e l’umanità. Anzi ne è il naturale complemento. Esso consente di individuare percorsi e requisiti diversi volti al fine di effettuare queste importanti distinzioni e consentire agli immigrati che lo desiderino di integrarsi a pieno titolo nella società italiana come elementi produttivi di un sistema paese degno di una media potenza mondiale anche, e perché no, provvedendo percorsi di naturalizzazione e cittadinanza automatica per i loro discendenti. Un tema quest’ultimo curiosamente problematico, nonostante la moderna nazione italiana non abbia mai avuto un senso esclusivo di cosa definisca un italiano e piuttosto lo derivi dall’unione di diverse realtà linguistiche e culturali, ancora oggi esistenti, di popoli che hanno coabitato la penisola fin dai tempi dell’Impero Romano, primo grande impero multietnico della storia.
La Buona Destra crede fermamente che tutto questo si possa fare solo se il fine ultimo e’ quello di un’accoglienza fondata sul guardare ai migranti non come invasori o, con una brutta accezione usata in passato dalla sinistra, delle risorse. Considerare quest’ultimi unicamente come degli esseri umani cui tendere la mano orgogliosi, come un tempo, di essere Italiani. Perché ammettiamolo, e’ la mancanza di orgoglio e di un senso patriottico, che sfocia nel complesso di inferiorità che offre terreno fertile al nazionalismo da operetta, alla xenofobia vista come l’unico modo di affermare la propria identità a spese degli altri. Sconfiggere questa tendenza e approcciarsi finalmente all’immigrazione come un grande paese deve fare e’ una battaglia di civiltà prima ancora che di sicurezza, da affrontare senza ricorrere a improbabili quanto storicamente insostenibili pretese etno-nazionaliste e in chiave obbligatoriamente europea.
Una sfida che la Buona Destra vuole affrontare con una prossima proposta quadro, elaborata grazie ad un gruppo di accademici ed esperti, dimostrando di non essere, come altre destre narcisiste e populiste che sembrano farsene vanto, debole coi forti e forte coi deboli.