I molti volti della leadership

Chi è leader? Il trascinatore, il capo egemone, un super uomo che impone la propria visione agli altri fino a farla interiorizzare perché funga da controllo sociale interno. Oppure l’uomo banalmente normale ma funzionale perché, in modo molto concreto e poco roboante, sa trovare la soluzione ai problemi? Sicuramente è leader chi esercita sul gruppo una influenza maggiore rispetto a quanto possa egli stesso venirne influenzato. Ma il presupposto indispensabile per fare un leder sono i seguaci: è il loro consenso che lo legittima nel suo ruolo. La leadership è un gioco interattivo tra leader e seguaci e non è possibile considerarla avulsa dalle circostanze in cui si crea ed agisce. Inoltre nessuna leadership è efficace sempre ed in qualunque contesto ed il successo del leader si misura soprattutto sul livello di performance raggiunto dal gruppo.

Si riconoscono differenti stili di leadership che variano in funzione di molteplici fattori. Leadership basate sulla completa sottomissione e arrendevolezza dei seguaci e che costruiscono una relazione di potere tra i membri in cui il più forte fa valere, in ogni caso e comunque, la propria volontà sul soggetto più debole che ne accetta le decisioni cui riconosce totale legittimità. Ma esistono leadership di tipo più partecipativo, sintonizzate sulle emozioni del gruppo. Leader che sanno ascoltare i seguaci, consigliare, incoraggiare, delegare, che valorizzano amicizia e relazioni emozionali tra i membri, orientati sulla collaborazione e sul lavoro di gruppo. Leader visionari e carismatici che sanno trasformare il loro sogno in azione collettiva capaci di adattarsi alle situazioni emergenti e in grado di modificarle in base alla loro visione strategica.

Personalità narcisistica e leadership Un ruolo centrale nella strutturazione di ogni leadership risiede nella personalità del leader, o, per meglio dire, alcune caratteristiche di personalità sono significativamente presenti in individui che mostrano attitudini e comportamenti da leader. Tra queste ricordiamo: apertura all’innovazione e attitudine al rischio; volontà e capacità di assumere su di sé responsabilità non solo personali ma anche collettive; orientamento all’azione; capacità di mobilitare le persone nella organizzazione; capacità di gestire e di imparare dagli insuccessi. Altre qualità che definiscono statisticamente un buon leader sono: intelligenza, estroversione, cooperazione, fiducia in sé stessi, adattabilità, controllo emotivo, capacità di tollerare lo stress.

Molti osservatori hanno riscontrato una relazione significativa tra leadership e personalità narcisistica. Termine che evoca il mito del giovane Narciso innamorato della sua immagine riflessa come il narcisista che vive nella esclusiva adorazione di sé. In realtà il narcisismo è un fenomeno molto complesso e rappresenta uno dei concetti psicanalitici più fecondi e di difficile definizione, che non sempre coincide con una patologia. Una certa dose di amore per sé, se adeguata alla realtà, non solo è del tutto normale, ma addirittura auspicabile per garantire buone performance nella vita sociale ed affettiva. Un buon livello di autostima e di auto efficacia tornano utili quando si deve fare fronte agli oneri della vita quotidiana, nonché a compiti eccezionali che possono richiedere particolare impegno e capacità. Un individuo sanamente narcisista è in grado di confrontarsi con il proprio giusto valore, di credere in sé, di sapere mettere in atto le giuste ambizioni personali, la volontà di migliorare rispetto alle esperienze passate, la volontà di auto affermarsi, la tutela di sé stessi e del proprio gruppo di riferimento. Le personalità che si caratterizzano per la presenza di tratti di narcisismo normali, in genere, sono in grado di ottenere risultati lavorativi più soddisfacenti di altri, sembrano resistere meglio alle frustrazioni, appaiono più entusiasti e creativi. Molto spesso occupano posizioni di prestigio nelle quali sanno dare il meglio di sé e sanno ispirare positivamente i loro collaboratori. Non raramente individui dotati di una quota di sano narcisismo sono leader efficaci e di successo.

Il narcisismo patologico Non sempre il funzionamento del narcisismo permane all’interno di un range di normalità. La naturale ambivalenza, connaturata all’amore di sé, può degenerare verso forme di individualismo esasperato mosse dalla esclusiva soddisfazione di piaceri egoistici ed effimeri. Può diventare l’ossessione di piacere ad ogni costo, il bisogno di apparire a scapito della propria autenticità, può spingere alla ricerca di false immagini idolatrate e fare vivere vite svuotate di vero significato. Modelli talmente diffusi al giorno d’oggi da essere divenuti quasi lo stile di vita di una intera società. Una società malata di narcisismo, viene definita, in cui sembra sempre più difficile vivere con passione, slancio e validità la propria esistenza autentica.

Quando poi il narcisista occupa posizioni di vertice che gli consentono di esercitare il suo potere al riparo da rendicontazioni o controlli, diviene decisamente alto il rischio che possa evolvere verso forme di narcisismo disfunzionali e patologiche. Leadership e potere sono, infatti, strettamente interdipendenti. Il potere rappresenta la risorsa indispensabile attraverso cui il leader esercita la sua influenza sul gruppo, vince le resistenze altrui e si assicura comportamenti di consenso. Per esempio, il potere di ricompensa, basato sulla capacità di elargire promozioni e premi. Il potere di coercizione, che agisce mediante l’uso di minacce, ricatti, punizioni, dirette a chi si vuole influenzare. Il potere della identificazione basato sull’istinto naturale di uniformare il proprio modello a quello della persona che si ammira (spesso appartiene ai leader carismatici dotati di grandi capacità persuasive). Il potere della competenza che si costruisce sul possesso di conoscenze e talenti che legittimano l’attribuzione della leadership. Il potere della legittimità basato sul consenso che coincide con posizioni gerarchiche stabilite dalle norme sociali o della tradizione.
Il narcisista patologico, quando diviene leader, è incapace di riconoscere all’altro la dignità di individuo. Gli altri non sono persone, ma oggetti da usare, consumare e abbandonare secondo i propri bisogni narcisistici, una estensione della propria grandiosità, come satelliti che ruotano intorno privi di vita autonoma. Il leader narcisista patologico è incapace di provare rimorso o gratitudine, incapace di ringraziare o chiedere scusa, incapace di amare. Non sa riconoscere i propri errori, né ammetterà mai un proprio stato di bisogno e ha la precisa convinzione di godere di speciali diritti. Le relazioni interpersonali sono vuote di contenuti, prive di empatia e del tutto inautentiche, esistono solo in quanto relazione di potere e di controllo. La stima di sé diviene un sentimento di grandiosità slegato dalla realtà che nutre la sua patologia. Ma ciò che lo rende particolarmente pericoloso sul piano sociale è la sua straordinaria capacità manipolatoria che usa in maniera intrusiva e spudorata per influenzare il comportamento altrui ad esclusivo soddisfacimento dei propri bisogni ed interessi.

Molti tra i leader politici più totalitari e sanguinari che abbiamo conosciuto in questo e nell’altro secolo rientrano in questa categoria del narcisismo patologico, fino a forme narcisiste di elevata malignità. Le loro capacità manipolatorie non solo hanno tenuto sotto controllo interi popoli ed intere generazioni di individui, ma sono state tali da indurre quei popoli e quelle generazioni ad adottare comportamenti distruttivi ed autodistruttivi che si sono interrotti, in molti casi, solo in seguito alla morte del tiranno.


Uso e abuso di potere
Il confine tra uso ed abuso di potere, notoriamente, è molto labile. Le dinamiche psicologiche inerenti al vissuto del potere esercitano sull’uomo una forte suggestione e spesso prendono le forme della prepotenza o della onnipotenza, elementi fondanti di ogni forma patologica di narcisismo. Lo sapevano bene i padri fondatori americani che, ben consci degli effetti perniciosi legati all’eccesso di potere, hanno fondato la loro Costituzione sulla ricerca di un equilibrio tra i poteri che fosse il più compiuto possibile. Il presidente USA, capo dello Stato, del Governo, delle Forze Armate e depositario del potere esecutivo, esercita il suo potentissimo mandato sotto il controllo rigoroso di un contropotere altrettanto forte rappresentato dal Congresso, organo del tutto indipendente. Questo meccanismo fa sì che il potere del presidente, per quanto esteso, possa rimanere il più possibile al riparo di una evoluzione assolutista.
Anche tra molti politici nostrani si annoverano personaggi cui questo ritratto del narcisista patologico si adatta alla perfezione. Leader che fanno o dicono qualunque cosa e il suo contrario in preda a sentimenti di onnipotenza e autorizzati a persistere nelle loro determinazioni dalla percezione di essere protetti da una totale impunità. Oramai quasi più niente, infatti, né le regole della politica, né il controllo critico della stampa, non il senso comune e nemmeno il più elementare senso del pudore sono in grado di calmierare il loro potere incontrastato e l’abuso reiterato che esercitano sulla buona fede dei loro seguaci.