Il Consiglio dei Ministri è convocato per stasera, martedì 14 luglio 2020, con all’ordine del giorno la questione della concessione delle autostrade. La diatriba tra il governo e Aspi, Autostrade per l’Italia, azienda controllata dalla famiglia Benetton, si fa sempre più tesa. Al governo, o meglio, a buona parte della sua maggioranza, M5S in testa, non è andata giù la proposta economica di Aspi per risolvere il contenzioso aperto sulle manutenzioni, dopo la tragedia del Ponte Morandi.
Della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, percorso irto di ostacoli legali e potenzialmente dannoso per lo Stato, si parla ormai da mesi. Chi, in questo momento, nella maggioranza non dice che la revoca è soltanto l’ultima ratio rispetto ad altre soluzioni, mente. O per essere più morbidi, omette di ricordare altri scenari, già ben noti nelle stanze di Palazzo Chigi e che sarebbero oltre che praticabili ben accetti da entrambe le parti in causa.
Uno di questi è lo scenario che vede lo Stato prendere il controllo della concessionaria Autostrade per l’Italia, tramite la Cassa Depositi e Prestiti. Una semi-nazionalizzazione in pratica, fatta con i soldi del fondo F2I collegato alla Cassa , soldi che sono in pratica il risparmio degli italiani. Di questo scenario ne hanno parlato molti quotidiani nazionali. Un’analisi particolarmente approfondita è stata realizzata da UrbanPost, cui vi rimandiamo per i dettagli. Nel suo approfondimento il quotidiano online si fa una domanda ben precisa. Davvero è conveniente per lo Stato questa operazione? Perché lo Stato, salendo nel capitale di Aspi, dovrebbe in pratica ricomprarsi ciò che è già suo? Non sarebbe più conveniente rinegoziare la convenzione esistente a vantaggio della parte pubblica, puntando sulle inadempienze della concessionaria?
Qui l’articolo completo –> Cassa Depositi e Prestiti si prende il 50% di Autostrade: perché lo Stato deve comprare ciò che è già suo?