La ricerca del consenso a tutti i costi spinge taluni politici a cavalcare quelle emozioni che giustificano in chi li ascolta atteggiamenti di egoismo sociale: come se parlassero agli istinti peggiori della gente. Costoro mostrano una certa difficoltà ad imporre al popolo eventuali sacrifici e rinunce, anche quando fossero necessarie per risanare il paese. Hanno difficoltà a dire al loro elettorato che “occorre fare sacrifici” o “essere più responsabili”. Al contrario: si fanno beffe della credulità della gente offrendo, come se fossero a portata di mano, sogni impossibili di benessere e di felicità. Ma, soprattutto, sono abilissimi nello stimolare in chi li ascolta l’istinto dell’invidia, della rivendicazione ingiustificata, del parassitismo, della deresponsabilizzazione verso le istituzioni statali, ed altro ancora.
Politici spregiudicati e senza scrupoli che sanno sollevare i bisogni rivendicativi degli uomini facendo leva sul sentimento di ingiustizia subita. Il concetto primordiale di giustizia, quello più viscerale e assolutista, piuttosto che riferirsi alla applicazione delle norme (necessariamente imperfetta) si rifà ad un ideale di giustizia assoluta che esiste, ahimè, più sul piano speculativo che su quello della realtà. Questo sentimento di giustizia, ideale ma anche irraggiungibile e quindi continuamente frustrato dalle vicende della vita, è alla base del bisogno di rivendicazione diffuso, di quello sdegnoso risentimento vissuto come sottofondo alle sfibranti difficoltà economiche, sociali, affettive, che ciascuno, inevitabilmente, sperimenta nella sua quotidianità e che oggi sembrano attraversare la nostra società.
Purtroppo questo genere di politico si è moltiplicato negli ultimi anni della nostra vita repubblicana. Ne conosciamo molti che hanno imparato a cavalcare i sentimenti negativi che convivono in ogni essere umano facendosi paladini di improbabili battaglie, pur trattandosi di battaglie perse in partenza o impossibili da essere condotte fino in fondo. Che importa! Pensa il buon politico spregiudicato: che importa dare dei risultati. All’elettorato non si deve dire la verità, lo si può ingannare, manipolare, estorcergli il consenso ad ogni costo. Ma questi signori sono personaggi poco rassicuranti. Se parlano al popolo sempre e solo dei diritti che può reclamaree non dei doveri che quei diritti devono accompagnare, rischiano davvero di facilitare una pericolosa deriva verso gli istinti umani meno nobili.