“Siamo disponibili a qualsiasi alleanza che presupponga Mario Draghi a Palazzo Chigi. È evidente che se né la destra né la sinistra avranno i numeri per governare da soli, si aprirà la strada per chiedere un nuovo impegno al premier uscente. Vedremo chi ci starà, ma il Paese è ancora in emergenza, anche se non più per il Covid”.
E’ una Mariastella Gelmini franca e determinata quella che, in un’intervista al Messaggero, sottolinea che sarebbe “meglio un governo di pacificazione che metta insieme le forze responsabili di questo Paese e assicuri la piena attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E questo risultato lo si può ottenere se il Terzo Polo raggiunge un buon risultato”.
Gelmini si dice convinta che il 25 settembre “non sia il punto di arrivo ma un nuovo inizio. L’Italia ha bisogno di un partito della serietà, della concretezza e della competenza che raccolga l’eredità liberale e popolare che è oggi orfana di rappresentanza. I caratteri forti non sono un problema. Appena finita questa campagna elettorale metteremo mano alla costruzione di una nuova casa politica”.
La ministra per gli Affari regionali e le Autonomie non gliel’ha, poi, mandate a dire Marta Fascina, che ha sparato a zero contro di lei e la collega Mara Carfagna in un’intervista a Libero. “Questi personaggi – ha detto la deputata azzurra – hanno ricevuto prebende e incarichi apicali nel partito e nelle istituzioni grazie al presidente Berlusconi e ciononostante, oltre all’incoerenza e al tradimento del patto elettorale, hanno manifestato anche una grave irriconoscenza umana e politica nei confronti di chi li ha politicamente creati”.
“Leali ma non serve”, la dura risposta della Gelmini. “Noi siamo state sempre leali ma non siamo serve, siamo donne libere e di fronte alla caduta del governo Draghi e a una deriva sovranista e populista che Forza Italia ha intrapreso e che è sotto gli occhi di tutti, io e Mara Carfagna, come tanti altri parlamentari ed esponenti del territorio, abbiamo fatto la scelta di non concorrere e di non condividere quella responsabilità. Non rinnego nulla di quello che è stato in Forza Italia ma non mi riconosco nell’ultima stagione di questo partito perché c’è stata una deriva a destra”, ha aggiunto l’ esponente di Azione. “Ritengo che Carlo Calenda abbia avuto il coraggio di sostenere il governo Draghi anche nelle partite più difficili e in Azione si può costruire, anzi ricostruire, quella casa dei liberali, dei popolari e dei riformisti che ora manca in Italia”.